29 Marzo 2009
Cerimonia giapponese
del
the
Le immagini che seguono si
riferiscono ad un evento davvero eccezionale, destinato a
ripetersi nel tempo anche in sedi diverse e, ove possibile,
anche a contatto diretto con la natura.
In considerazione della
notevole complessità di significati che il the assume nella
cultura giapponese — con particolare riferimento al buddhismo zen
— la Compagnia del the si avvale, nell'organizzazione di
questo tipo di evento, della collaborazione di uno staff
altamente specializzato nella materia per studi e conoscenze
che riguardano la particolare tipologia di the adoperata, le
implicazione della dottrina zen, la struttura del cerimoniale e
l'etica marziale della tradizione samurai.
La Cerimonia giapponese del the
— Cha no yu
—, a differenza di altri cerimoniali etnici elaborati nel
mondo per il servizio del the, non ha infatti una natura
volutturia se non in misura davvero marginale. Si può dire,
anzi, che in questo complesso cerimoniale tutto un insieme di
implicazioni dottrinali ed etiche proprie del buddhismo zen
prevalgono di gran lunga sul servizio e sul consumo conviviale
del the, in sé considerato. Al punto tale che la Cha no yu finisce col costituire in termini
di "Via del the" — Chado
— un'arte tradizionale zen complementere alle più
specifiche discipline meditative tipiche di questa forma di
buddhismo giapponese.
I nostri amici Mauro Biancardi,
Piero Muscio e Sandro Savoldelli — ognuno specializzato
per formazione e storia personale in singoli aspetti che
caraterizzano la Cerimonia giapponese del the — sono
stati i veri protagonisti di questo evento. Qualunque desiderio
di approfondire la materia potrà essere soddisfatto
rivolgendosi direttamente a loro tramite il sito che i tre
esperti hanno creato sulla materia: "Il tè per te, arte e
cultura".
Mauro, Pietro e Sandro hanno
lavorato circa un'ora per allestire il set della Cerimonia
giapponese del the. Solo dodici persone, a coppie, hanno
partecipato attivamente alla cerimonia sulle circa quaranta
presenze in sala. Questo limite si è reso necessario per tenere
il tempo della cerimonia vera e propria nell'arco delle due
ore, lasciando così spazio alle operazioni di introduzione,
alla preparazione dei partecipanti, ad altri interventi
tematici e alla fase del congedo.
Al centro del set si individua
il Maestro del the Mauro Biancardi.
Alla sua destra Piero Muscio e
Sandro
Savoldelli danno una dimostrazione
esplicativa dei gesti da eseguire correttamente. Prima
dell'inizio della cerimonia Raffaele
d'Isa (in kimono giallo a sinistra del
Maestro del the) procede ad un'introduzione di carattere
generale sull'evento, seguito dall'intervento di Piero Muscio
che presenta la sintesi di una storia del the soffermandosi
infine sullo speciale the giapponese Matcha,
utilizzato per per la Cha no
yu.
Due alla volta i volontari del pubblico
siedono alla destra del Maestro del the, e ha così inizio la
cerimonia.
Il Matcha si
ottiene dalla polverizzazione dei germogli di the provenienti
dai più pregiati raccolti giapponesi. La caratteristica di
questa preparazione consiste in un procedimento molto diverso
dalla normale infusione. La polvere di the viene infatti
collocata in una tazza di acqua alla temperatura di circa 60
gradi e battuta con una sorta di frullino in bamboo, il Chasen.
Ne deriva una bevanda ottenuta per sospensione
anziché per infusione. La polvere verde viene, in altri
termini, ingerita integralmente sorseggiando dalla tazza; e
così la quantità di caffeina
assimilata risulta a livelli superiori a quanto accade con i
normali infusi in foglie di the. L'effetto eccitante che ne
consegue è ciò che i monaci zen hanno sempre cercato
nell'esercizio intensivo delle proprie pratiche meditative allo
scopo di vincere il sonno.
È il turno di due nuovi partecipanti alla
cerimonia. Sotto la guida di Mauro
Biancardi i gesti si ripetono nell'armonioso
minimalismo che caratterizza lo stile zen e i partecipanti,
vinta l'iniziale incertezza, si ritrovano avvolti in
un'atmosfera di forza e serenità.
Via via che i
partecipanti si avvicendano, sulla sala cala un'atmosfera senza
tempo che coinvolge in misura non inferiore anche la maggior
parte del pubblico che si limita solo ad osservare il
cerimoniale.
Ma l'essenzialità dei gesti secondo la
disciplina zen, se da un lato sospinge la sensazione generale
del pubblico verso il passato della cultura giapponese da cui
trae origine quella tradizione, è capace di fornire — nel
suo scabro minimalismo — anche suggestioni per uno stile
e una via da cui può balenare una dimensione futura.
Il ritorno dei tre maestri nella posizione
iniziale segna il passaggio all'ultima fase della cerimonia. Sandro Savoldelli
(a sinistra) prende la parola, come esperto di arti
marziali, per spiegare il complesso rapporto della Cerimonia
giapponese del the con il mondo dei Samurai. Nei
secoli più torbidi della storia del Giappone, compagnie di
questi guerrieri si fronteggiavano al servizio dei diversi
signori locali in continuo conflitto gli uni con gli altri. Il
loro codice era molto rigoroso ed essi consideravano la
cerimonia del the come una insostituibile oasi di raccoglimento
alla vigilia dei combattimenti che mettevano perennemente a
rischio le loro vite.
I maestri coivolgono infine l'intero pubblico
proponendo a ciascuno l'estrazione di un koan da un
mazzo di carte. Si tratta di brevi aforismi costruiti intorno a
un paradosso e costituiscono uno strumento molto usato per la
pratica in una particolare corrente zen.
Piero Muscio e
Raffaele d'Isa
preparano in conclusione un the verde giapponese in foglia, il
Sencha, con
una deliziosa aromatizzazione alla ciliegia. Questo the è
offerto, fuori dalla cerimonia, a tutti i presenti e accompagna
il congedo.
In basso una delle due preziose teiere in ghisa con cui è stato
preparato questo the.
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