La
storia, lo stile e le suggestioni del romanzo che Luisa
Colnaghi ha ambientato prevalentemente in nord
Africa. Confronto con la scrittrice, interventi di relatori,
suggestioni geografiche dal
deserto algerino e letture dal libro. In più, degustazioni
tematiche e cerimonia dedicata del the.
Protagonista di Deserto Blu è Cristina,
una donna che nella Milano di fine anni '80 si scopre tradita
dal marito con il quale trascinava da anni un matrimonio ormai
appiattitosi.
Lo shock della scoperta porterà Cristina
ad un lungo periodo di riflessione, in cui la vita e il lavoro
a Milano non le saranno utili a ritrovare un rapporto
equilibrato con se stessa ed una nuova direzione di
vita.
E così Cristina trascorre un primo
periodo, durante tutta una stagione estiva, alle Cinque Terre
in Liguria. Lì sembra ritrovare una prima fragile serenità
interiore.
Ma il rientro a Milano le dimostrerà che
le sue angosce sono ancora in agguato.
Ecco
allora che, per una serie di contatti di lavoro maturati nel
tempo, si apre per Cristina la possibilità di partire per
l'oasi algerina di Tamanrasset.
A questo
punto il romanzo si sviluppa attraverso un intreccio parallelo
che tocca sia la vita e i processi interiori di Cristina
durante la sua permanenza nell'oasi algerina, sia gli sviluppi
della vita di suo marito con la sua nuova donna in episodi
ambientati tra Milano e altri scenari
europei.
Sarà comunque la terra d'Africa ad
offrire esito alla complessa vicenda umana di Cristina. Eventi
imprevedibili aiuteranno la donna a trovare la forza per
edificare nuovi percorsi di esistenza.
Roberto Caracci
ha svolto una presentazione critica del romanzo. Luisa Colnaghi
è già stata infatti ospitata nel corso del 2011 in una serata a
lei dedicata dal Salotto Caracci.
A Raffaele d'Isa è
stato invece affidato un excursus storico sugli stati
barbareschi nordafricani e sul loro rapporto di
vassallaggio con l'Impero Ottomano,
fino alla colonizzazione francese e agli albori dell'Algeria
moderna.
La cerimonia del the è stata infine
dedicata al tradizionale the
alla menta diffuso in tutta la fascia nordafricana.
Si tratta di un preparato a base di infuso di the verde cinese
"gunpowder", da
qualche secolo importato in queste regioni, infuso di menta
fresca e abbondante zucchero in cristalli. Le caratteristiche
dell'infuso variano da regione a regione e, man mano che ci si
inoltra nei deserti interni, prevale un preparato di tradizione
tuareg in cui
la menta scompare per essere sostituita da latte di
cammello.
Rigoroso è stato l'uso di teiere a becco
fino per favorire la massima ossigenazione dell'infuso.
Il the alla menta, offerto ai soci della
Compagnia del the da "Arte & Professione del
the", è stato preparato per l'occasione con
infusione leggera non richiedente lo zuccheramento, se non a
discrezione.