Apparentemente lontano dalle più consuete
tematiche precedentemente affrontate dalla Compagnia del the,
questo evento racchiude in realtà argomenti e contenuti che
hanno un'intima connessione con svariati interventi e
approfondimenti apprezzati in più occasioni dai soci in
passato: dalla mitologia alla narrativa, dalla simbologia
dell'arte alla poesia.
Ma la "fascinazione del gatto" non è stata trattata
esclusivamente sotto un profilo culturale. Nel corso
dell'evento sono emersi anche motivi contingenti e precisi che
hanno finito col dare a questo incontro un singolare carattere
di partecipazione.
Immmagini feline corredano ogni angolo della sala, e danno
addirittura il benvenuto ai soci fin dalla porta esterna di
accesso.
Si possono notare sulla tavola
degli speciali biscotti realizzati dagli Artisti di
Aperithé, tutti effigiati con motivi riconducenti al
gatto.
I soci affluiscono in sala e
cominciano a degustare i the caldi e freddi realizzati da "Arte & Professione del
the ".
Tutto ha inizio calandosi immediatamente nel mondo dei gatti.
Sylvie Capelli
dà l'attacco leggendo la gustosa introduzione al libro "Gatti di potere" di Marina
Alberghini. Ecco alcune battute pronunciate da
Sylvie:
"Machiavelli aveva
sicuramente un gatto. Solo un gatto avrebbe infatti potuto
suggerirgli la frase che fece la sua fortuna: “Il fine
giustifica i mezzi”. E certamente ce l’ha, o
l’ha avuto, Giulio Andreotti, perché il suo famoso
“Il potere logora chi non ce l’ha” non può
essergli stato dettato che dal suo gatto… che tra sé
avrà anche aggiunto: “Il potere non logora il
gatto!"
Subito dopo Raffaele d'Isa
propone un profilo storico che parte dalle origini del rapporto
uomo-gatto, per arrivare poi alla consacrazione del gatto nelle
grandi mitografie egiziane fino al successivo capovolgimento di
valori dell'età medievale.
L'alleanza tra uomo e gatto ha con tutta probabilità origine in
epoche remote per un calcolo di reciproca convenienza. Le prime
popolazioni stanziali della storia vivevano il problema della
salvaguardia delle riserve alimentari esposte al rischio di
infestazione da parte di piccoli roditori. E l'esempio più
importante è offerto dai più grandi e leggendari granai
dell'antichità: quelli della civiltà egizia.
Il gatto dava quindi la vita, assicurando all'uomo l'integrità
delle scorte alimentari. Il passaggio da qui ad una
sacralizzazione dell'animale diventa facilmente spiegabile. La
divinità egizia più direttamente collegata al gatto era la dea
Bastet.
Ma diverse altre erano le divinità feline, a partire dalla
sorella alter-ego di Bastet, la
dea-leonessa Sekhmet, fino
alla dea-ghepardo Mafdet e al dio-leone Mihos.
Anche soffermarsi sulla circostanza che gli egizi estendevano i
propri riti funebri ai gatti è stata occasione di grande
suggestione.
Da culto solare, alle origini della civiltà egizia, la divinità
felina viene in periodo
tolemaico associata alla notte, e Bastet viene
dunque confusa o accostata alle più importanti divinità di
quell'epoca collegate alla notte e alla luna. Inizia la fase
"notturna" della mitologia del gatto, visto sempre più quale
entità veggente.
E sarà proprio questa dimensione notturna del gatto ad essere
tramandata all'età medievale. La necessità di rimuovere ogni
riferimento a divinità non più ammesse in un'Europa
cristianizzata determinerà, tuttavia, un capovolgimento in
negativo del gatto quale spirito notturno, in particolare a
carico del gatto nero.
Se la demonizzazione del gatto è per fortuna un ricordo
lontano, diversi pregiudizi più o meno scherzosi che alimentano
tanta aneddotica dei nostri giorni costituiscono tuttavia una
bizzarra eredità dei secoli bui del medioevo.
Al termine di questa parentesi "leggera", Raffaele d'Isa
propone la sua personale interpretazione dei motivi che si
possono porre a base della "fascinazione del gatto": "Questo animale riesce a saturarsi
di una carica ieratica e solenne ma, al tempo stesso, riesce
anche ad essere talvolta inspiegabilmente buffo e perfino
pasticcione. È proprio nel misterioso punto di equilibrio fra
queste due diverse declinazioni della propria natura che il
gatto sprigiona tutto il suo irresistibile fascino e le sue
ineguagliabili qualità di compagno di vita".
Sul filo dell'idea di mistero associato al gatto la poesia di
Eliot afferma, al di là dei toni scherzosi, una sorta di
"misteriosofia" del nome dei gatti quando dice: "Quando vedete un gatto in profonda
meditazione / La ragione, io vi dico, è sempre la stessa: / La
sua mente è perduta in estatica contemplazione / Del pensiero,
del pensiero, del pensiero del suo nome: / Del suo ineffabile
effabile / Effineffabile / Profondo e inscrutabile unico
Nome".
E... analogicamente, a sguardi concentrati si alternano sguardi
perduti e assorti altrove.
Arriva il momento di Roberto Caracci.
Il critico e scrittore, già relatore in svariati eventi
trascorsi, presenta una lettura di propri racconti ispirati al
gatto. Sgorga quindi tutta un'aneddotica che declina
rapidamente in chiave ironica per un gustoso uso che il
narratore riesce a fare del paradosso.
Ma la vera carica dell'intervento di Roberto deriva
dall'inattesa verve
cabarettistica con la quale l'autore ha valorizzato la lettura
dei propri racconti. Da questo momento in poi è possibile
ascoltare direttamente la voce di Roberto cliccando sui video
che lo scrittore ha realizzato, in separata sede, di ciascuna
delle "Sette postille sul
gatto", incorporati in questa pagina.
POSTILLA 1: HO ATTRAVERSATO LA STRADA A UN GATTO NERO.
POSTILLA 2: QUANDO PORTAI IL GATTO A YOGA.
POSTILLA 3: IL GATTINO OSPITE.
POSTILLA 4: QUELLO CHE INVIDIO AI GATTI.
POSTILLA 5: IL MATRIMONIO CON LO SPAZIO.
POSTILLA 6: FARE PACE COI GATTI E CON LE DONNE.
POSTILLA7: HO
CAPITO MEGLIO LA DONNA .
Dopo lo show letterario di Roberto Caracci,
si arriva all'Aperithé. La
scelta dei cibi e degli abbinamenti non è mai, in questa fase
di ogni evento, lasciata al caso; ma è sempre preceduta da uno
studio di contesto e dall'inserimento di sottili giochi
analogici. E, in questa occasione, ciò è vero una volta in più.
I piatti proposti alludono spesso con ironia a diverse
espressioni di cibo per gatti: dai "croccantini" alla carne
macinata.
Alcune delle proposte gastronomiche degli Artisti di
Aperithé: carne trita con pomodori cuore di bue e
spezie, fegatini e cuori di
pollo aromatizzati al cognac, insalata di riso con tonno, cereali bianchi e scuri che imitano
croccantini per gatti. Il tutto annaffiato con the freddi
preparati da "Arte & Professione del
the ".
E, sul fronte del dolce, due vassoi di biscotti effigiati con
glasse raffiguranti motivi di gatto fanno il loro giusto
effetto conclusivo. Su di un tipo di biscotto è raffigurata una
lisca di pesce. Sul secondo tipo si osserva invece un gatto che
tiene nella zampa una lisca di pesce.
Una nuova performance suscita, al termine dell'Aperithé,
l'attenzione del pubblico. Tra i riferimenti letterari è adesso
il turno della poesia di Baudelaire, che
proprio in "Les fleurs du
mal" tocca la materia del gatto.
Enrico Asti fa precedere la lettura da una presentazione
dell'autore.
La lettura è eseguita a due voci: Enrico Asti per l'italiano e
Sylvie Capelli
per il francese.
Tradotte proprio per l'occasione da Paola Magi (presente tra il
pubblico), le poesie lette sono state: XXXIV – Il gatto,
LI – Il Gatto e LXVI – I gatti.
Al termine della performance, Raffaele d'Isa
introduce l'intervento di Paola Magi.
Docente di storia dell'arte in istituti superiori di area
milanese, Paola ha fornito un notevole contributo a questo
evento. Da appassionata di letteratura francese, e cultrice di
Baudelaire, ha innanzitutto tradotto in italiano le poesie che
sono state appena lette. Ma l'intervento che la vede adesso
apparire in prima persona costituisce un'ambiziosa sintesi di
storia dell'arte figurativa e plastica che è proliferata
intorno al motivo del gatto dall'antichità fino ad oggi.
Questo intervento, di cui la Compagnia del the è grata a Paola Magi, è
stato effettuato con professionalità e completezza, ma anche
con notevole piacevolezza. Paola ha illustrato diverse opere
pittoriche e plastiche utilizzando delle diapositive. È
possibile di seguito osservare le immagini dell'intervento di
Paola. Per leggere il contenuto integrale dell'intervento
dell'esperta, e per osservare tutte le immagini a supporto del
discorso di Paola, si rinvia invece ad un link
dedicato espressamente a questo prezioso
contributo.
Di seguito solo alcuni esempi delle opere d'arte commentate da
Paola Magi.
La piccola scultura bianca (in terracotta smaltata) è stata
realizzata dal poeta Franco Loi. L'altra scultura è invece di
una giovanissima artista: Margherita Pezzella, figlia di
Paola.
Brillano intanto i vasi di infusione già portati in sala
durante le ultime battute di Paola Magi. Si approssima il
momento della cerimonia dedicata del the.
È a questo punto che viene in evidenza anche una particolare
intenzione legata ai contenuti e soprattutto al momento in cui
sono caduti i preparativi e la realizzazione di questo
evento.
Raffaele d'Isa
pone in infusione tre cuoricini di the pressato del tipo pu 'ehr,
proveniente dalla regione cinese himalayana dello Yunnan. Questa
particolare versione di pu 'ehr è, per l'occasione, profumata
ai petali di rosa. Dedicataria speciale di questa cerimonia è
Dulcinea, scomparsa appena pochi giorni prima dell'evento, che
per anni ha diviso la propria vita con Sylvie e Raffaele e che
è ben nota a tutti i soci della Compagnia del the.
Mentre, accompagnate da musica, immagini di Dulcinea scorrono
sullo sfondo, l'infusione si compie.
Al pubblico viene proposto l'esame delle foglie infuse e la
degustazione olfattiva del the per aspirazione diretta dal vaso
di infusione.
Il servizio del the.
La degustazione di questa singolare tipologia di pu 'ehr
suscita notevole curiosità. E così l'iniziativa di dare qualche
spiegazione di tipo tecnico sul the prescelto per la cerimonia
fornisce il diversivo per superare più di un momento di
commozione.
Dai tipici sentori di terra e muschio, questo pu 'ehr di tipo
shu possiede una naturale dolcezza e una quasi totale assenza
di caffeina che lo rende molto adatto anche al consumo serale.
La profumazione ai petali di rosa, presente in questo caso,
aggiunge una nota ancora più accattivante, sobria ma decisa. Un
sentore che lenisce e che persiste, mentre le spiegazioni
merceologiche e geografiche sfumano lentamente verso un
prolungato commiato fra i presenti.