Con l'inizio del nuovo anno la Compagnia del the presenta un
evento dal taglio insolito. Non si tratta di un esperimento
isolato, ma l'idea è quella di inaugurare tutta una nuova linea
di progetti-evento tesi a propiziare un'ambiziosa operazione:
fornire un contributo all'unificazione del pensiero scientifico
con il pensiero umanistico. E tutto ha inizio proprio a partire
dalle colonne portanti dei due "contrapposti" pensieri:
matematica e letteratura.
La
consueta fase di accoglienza dei soci intorno alle 16:00. I
colori e l'allestimento della sala circondano i primi arrivati.
I the offerti sono caldi: the verde cinese aromatizzato al
lychees e the nero turco "Rize", con infusione dolce e leggera
ma con la presenza di spiccate note agrumate.
Il saluto di Sylvie Capelli
alla sala è accompagnato dalla lettura di una poesia di
ispirazione geometrico-analitica tratta dal blog "Popinga ":
L'introduzione di Raffaele d'Isa
ha lo scopo di "acclimatare" il pubblico all'idea che un'opera
letteraria possa poggiare non solo su di un abito mentale
dell'autore prossimo alla mentalità matematica, ma addirittura
su veri e propri algoritmi matematici.
In questo ordine di idee il primo e più familiare algoritmo,
senz'altro più conosciuto da chiunque perché divulgato
dall'enigmistica, è proprio l'anagramma. Sono quindi chiarite
le precise regole matematiche che disciplinano la tecnica
dell'anagramma:
Vengono così illustrati alcuni singolari effetti derivanti
dall'applicazione della tecnica dell'anagramma a intere frasi
che finiscono, a partire da un dato testo, per rivelare esiti
di tipo quasi oracolare.
Un diverso tipo di algoritmo applicabile a testi con analoghi
risultati è offerto da un complesso e importante strumento di
algebra lineare: la matrice. Dopo aver dato una elementare ma
rigorosa definizione di questo particolare oggetto matematico,
si passa ad un secondo esempio utilizzando una frase contenente
un interrogativo sulle sorti della seconda guerra mondiale.
Considerando questa domanda come formulata all'inizio della
guerra, l'applicazione al testo di uno schema matriciale
sortisce effetti sorprendenti.
Calcolando un capoverso per ciascuna parola, e organizzando il
testo cosi ottenuto secondo lo schema di una matrice su 6 righe
e 11 colonne, le lettere che appaiono ordinate sulla terza
colonna trasmettono un brivido di sorpresa in sala.
A fronte di certi effetti apparentemente miracolistici o
divinatori si ribadisce tuttavia che, date le regole di
applicazione di un algoritmo come l'anagramma o la matrice (nel
secondo esempio) a una parola o a una frase di partenza, la
probabilità di ottenere dei risultati di senso compiuto
concordi col significato delle espressioni iniziali è
oggettivamente alta. Niente effetti speciali, quindi, o
"esoterismo" del linguaggio dietro un'abbondante casistica di
simili applicazioni.
Ma proprio nel momento di massima sorpresa del pubblico, viene
annuciato l'ingresso di un insolito ospite. Si tratterebbe del
"pronipote" di Iginio Ugo
Tarchetti, uno dei poeti della storica Scapigliatura
milanese.
Il sedicente pronipote omonimo del poeta scapigliato attende
intanto di essere chiamato per il suo ingresso in sala.
E assistiamo nel video che segue all'intera performance di Lorenzo
Marangon: "La lettera U" di Iginio Ugo Tarchetti.
La coscienza letteraria dell'autore del pezzo (il vero Iginio
Ugo Tarchetti) si riflette sia sull'aspetto grafico di una
lettera dell'alfabeto sia sul suo aspetto fonetico; e ciò offre
uno spunto proprio sull'origine ideografica dei primi alfabeti.
Solo in un successivo momento gli alfabeti arriveranno infatti
(e più efficacemente) a rappresentare segni corrispondenti a
suoni.
Ma i processi storici con cui si sono formati gli alfabeti
relativi ai linguaggi naturali non sono privi di
approssimazioni anche gravi come, ad esempio, la mancata
corrispondenza costante tra segni e suoni. Questo e altri
problemi di "progettazione" della lingua sono invece superati
nei linguaggi artificiali costruiti con l'ausilio degli
strumenti offerti dalla logica-matematica.
L'attenzione si sposta adesso sul piano delle correnti
letterarie che si sono rivelate più sensibili all'introduzione
di tecniche di derivazione matematica nei processi di
composizione dell'opera. Un secolo come il novecento, che
sembra consacrato alla liberazione del verso poetico dal giogo
delle metriche, riserva invece la sorpresa di scuole letterarie
che hanno saputo creare una nuova dimensione del vincolo alla
scrittura poetica e anche narrativa. Ne parla la professoressa
Paola Carbone,
docente presso la Libera Università IULM di
Milano.
La docente fa infatti riferimento al movimento letterario
francese dell'OULIPO (Ouvroir de Littérature Potentielle,
ovvero "officina di
letteratura potenziale"), sorto su iniziativa di
un gruppo di letterati e matematici che hanno così unito in
un'attività di confronto i propri ambiti di ricerca e i
rispettivi abiti mentali.
Ma si dà anche il caso di autori in seno all'OULIPO che sono
contemporaneamente letterati e matematici, come è il caso per
Jacques
Roubaud.
(Riunione dell’OULIPO a
Boulogne, presso Parigi, il 23 settembre 1975 nel giardino di
François Le Lionnais. Si può osservare al centro, con occhiali
e giacca chiara, il fondatore del movimento Raymond Queneau; e
seduto, primo a sinistra, Italo Calvino).
L'intervento di Paola Carbone
prosegue in maniera teorico-pratica con l'intervento di Sylvie Capelli.
La docente introduce infatti anche il movimento letterario
gemello italiano dell'OPLEPO (Opificio di Letteratura
Potenziale), con caratteristiche analoghe. In questo
modo è possibile prendere in considerazione dei testi in lingua
italiana ed esaminare le particolari costrizioni di tipo
matematico-statistico che questi autori applicano al testo
poetico.
Dalla teoria alla pratica: Sylvie dà
lettura di un testo di Piero Falchetta
tratto dal sito ufficiale OPLEPO.
Ed ecco un diverso esempio tratto dall'opera di un altro autore
dell'OPLEPO (poi uscitone): Aldo
Spinelli.
Tra la sorpresa del pubblico prosegue l'illustrazione di questa
insolita pagina della letteratura novecentesca da parte di Paola Carbone,
con le frizzanti performance di Sylvie
Capelli.
Al termine dell'intervento della relatrice e dell'attrice, Raffaele d'Isa
riprende la parola per sottolineare il probabile sconcerto in
quanti coltivano una visione più tradizionale dello scrivere
poesia.
Ma è proprio per fugare ogni dubbio, nel senso che anche le
espressioni oulipiane e oplepiane costituiscano vera poesia,
che Raffaele invita
a fare il suo ingresso in sala addirittura il padre Dante.
Ponendo direttamente a lui alcune fondamenteli domande, si
cercherà di sciogliere ogni perplessità.
Le domande al sommo poeta riguardano innanzitutto le diverse
componenti matematico-geometriche presenti nella struttura
della Divina Commedia.
Ma tutta la "finzione" messa in scena con l'intervento del
"Dante"-Enrico Asti ha lo scopo di realizzare uno spaccato
delle conoscenze scientifiche e matematiche mediamente
disponibili al letterato di epoca tardo-medievale in Europa.
Il dialogo semi-serio si conclude non senza toccanti
suggestioni metafisiche; ma anche con l'invito ad entrare nella
ormai incombente pausa Aperithé.
Al momento dell'Aperithé un
inatteso articolo alimentare fa rapidamente il suo ingresso in
sala. Si tratta dell'ultima creazione a tema degli Artisti di
Aperithé: i biscotti alfanumerici.
Questi fragranti e gustosi biscotti al burro recano ciascuno
impresso su, in cioccolata fondente, un numero o un simbolo
matematico oppure una lettera dell'alfabeto. Ogni pezzo è
realizzato a mano ed è diverso da tutti gli altri. Unico
carattere in comune: il sapore.
Nonostante ai biscotti alfanumerici sia riservata la posizione
più eclatante fra i cibi tematici collegati all'evento, anche
altre portate manifestano un legame più o meno sottile con gli
argomenti trattati, com'è d'altra parte usuale per ogni
Aperithé.
In onore alle origini arabe dell'algebra, appaiono infatti
portate tipiche della tradizione mediorientale, come cuscus e
humus; ma anche verdure cotte in tajine.
Non mancano abbondanti caraffe di the freddo: the verde
giapponese aromatizzato a un mix di oli essenziali di ciligia,
mandorla e pistacchio; e il celebre milk oolong: the
semiossidato cinese capace di produrre una stupefacente nota
aromatica alla crema di latte.
E nemmeno mancano indicazioni, spiegazioni e perfino aneddoti
sui the scelti e gustati durante questo Aperithé.
La Compagnia ha infatti attinto a piene mani dai consigli di
"Arte & Professione del
the" per dissetare nel migliore dei modi i convenuti
a questo evento.
E, se qualcuno preferisce scegliere il proprio abbinamento
the-cibi solo dietro un confortante parere...
... c'è chi è invece capace di provvedere in piena autonomia ad
una sapiente mescita di the caldo — in questo caso
— aromatizzato all'olio essenziale di lychees.
Il brano letto appartiene alla fase conclusiva di un romanzo
piuttosto complesso e dai tratti anche sperimentali. Ma ciò che
più avvicina la lettura scelta alle tematiche trattate nel
corso dell'evento è l'applicazione di un algoritmo aritmetico
— la sottrazione — al procedimento
narrativo-descrittivo.
Su questi aspetti interviene in particolare Raffaele d'Isa,
al termine della lettura, per sottolineare che l'algoritomo
sottrattivo, in base al quale il personaggio narratore nel
racconto riduce ad una sostanziale nudità il paesaggio a lui
ciscostante, non si limita a prodursi nella mente del
protagonista; ma acquista una portata reale in base ad un
preciso isomorfismo linguaggio-pensiero-mondo. E queste vedute
sono proprie del filosofo Ludwig Wittgenstein, che tanto peso
ha avuto nello sviluppo della logica e della filosofia del
linguaggio del '900.
Anche Roberto Caracci,
presente in sala, è invitato a prendere la parola su
Calvino.
E Roberto si collega alla stessa linea di analisi relativa alla
tendenza di Calvino a coltivarsi, come autore, anche nel senso
di recepire notevoli influenze di derivazione
logico-matematica.
In più, il critico sottolinea anche la presenza di modelli
geometrici non euclidei nell'impostazione di altre opere di
Calvino, e ne dà alcuni esempi.
Dopo il breve intervento di Roberto Caracci,
ampio spazio è di nuovo offerto alla prof.ssa Paola Carbone
per un nuovo intervento sulle sperimentazioni praticabili in
ambito letterario mediante l'applicazioni di algoritmi non solo
di tipo matematico-statistico, ma addirittura di tipo
informatico.
"Per quanto la presenza dei computer sia pervasiva, il grande
pubblico della letteratura non sa che dagli anni ‘90 del
Novecento vengono prodotte opere letterarie di indubbio valore
artistico che si affidano al computer come loro strumento di
produzione, distribuzione e fruizione".
"Per prima cosa, è doveroso distinguere tra la letteratura
digitale e la letteratura elettronica. La prima include
qualsiasi testo letterario in formato digitale, e quindi per
esempio anche la Divina Commedia in pdf. La seconda invece si
rifà a quelle opere concepite per essere, appunto, create e
fruite attraverso un medium digitale — laptop, desktops, servers, cell
phones, game consoles, interactive environment
controllers, — e che sono condizionate dai
software o dalle applicazioni con cui sono state create e che
ne determinano le modalità di comunicazione: flash, storyspace, html, facebook,
email, twitter…"
Un ambito di sperimentazione diverso, pur nello stesso ordine
di idee, è quello dell'utilizzo — in forma esclusiva o
ibridata col linguaggio naturale — di uno o più codici
macchina nella composizione dell'opera letteraria.
Quella delle nuove forme di letteratura risultanti
dall'incontro avanguardistico con i linguaggi, gli strumenti e
i media informatici e telematici costituisce argomento forse
ancora sconcertante per una parte del pubblico presente in
sala, come testimoniano esclamazioni e reazioni non sempre
concordi. Ma la risposta prevalente è quella di uno stimolante
stupore. Mentre nuove tazze colme di the caldo entrano in sala
a confortare i presenti, scorre un ultimo video con cui la
prof.ssa Paola Carbone
conclude il suo intervento.