Intervista
a
Lorenzo Marangon
(luglio 2010)
Compagnia del the
Lorenzo, all’inizio di quest’anno (2010) hai accettato di aderire al progetto Aperithé, accanto ai tuoi numerosi impegni professionali. Come nasce il tuo amore per la recitazione. E qual’è per grandi linee la parabola fino ad oggi del tuo personale percorso artistico?
Lorenzo Marangon
Il mio esordio da teatrante è legato all'incontro con uno straordinario personaggio, da decenni animatore della vita culturale milanese: Nikolaos Velissiotis, attuale presidente del Centro Ellenico di Cultura di Milano. Da Nikolaos ho appreso diversi insegnamenti e ho lavorato con lui per un certo periodo. Ho così scoperto la ricchezza delle sue iniziative nei settori in cui ha operato da quando nel 1974 è arrivato in Italia. Nikolaos è stato un apprezzato discografico, ma poi si è occupato con successo anche di attività radiofoniche e dell'organizzazione di eventi in campo musicale e artistico. Con lui, per esempio, ho imparato a leggere la musica come momento formativo. E fu ancora lui, a un certo punto, a insistere nel dirmi che la mia via era il teatro.
Compagnia del the
C'è stato un evento-molla in particolare che ti ha fatto scattare il preciso proposito di diventare attore?
Lorenzo Marangon
Devo dire che l'aver assistito da bambino a "Fratello sole, sorella luna" mi ha dato un primo forte impulso che è rimasto poi sopito a lungo. Nel periodo in cui ho lavorato con Nikolaos lui e tutto l'ambiente che lo circondava mi hanno fornito stimoli — diciamo così — più ragionati. E alla fine ho cominciato un po' per caso. Ah, dimenticavo. Lo dico sorridendo, ma in fondo ci credo: senza un grande ego non penso che si possa iniziare questo mestiere.
Compagnia del the
Ci parlavi di alcune suggestioni ricevute da bambino. Facendo appunto un salto indietro, quali sono le principali tappe della tua formazione prima di arrivare al vero e proprio teatro?
Lorenzo Marangon
Io in realtà ho studiato in un istituto tecnico sperimentale che avrebbe avuto ben poco da offrire a un futuro attore. L'infarinatura generale ricevuta su tante materie così diverse fra loro —fisica, chimica, diritto, musica, per citarne alcune — mi ha dato però un'attitudine alla versatilità che mi è poi tornata utile nel mio lavoro attuale. Credo che, a quei tempi, un'esperienza indelebile sia stata la perdita di mio padre quando avevo solo diciotto anni. Lui era un uomo diversissimo da me; voglio dire in termini di visione del mondo. Ma era un uomo che, pur dedicandosi a un lavoro tecnico — era tipografo — io ricordo disposto ad affrontare discussioni su di una gran varietà di argomenti. E poi veniva dalla cultura del sessantotto. Da lui non mi sarei mai potuto aspettare un atteggiamento negativo nei confronti delle mie scelte di vita. Come, d'altra parte, avversione non c'è mai stata dalla mia famiglia nel complesso.
Compagnia del the
Ed è stato dopo la perdita di tuo padre che hai quindi conosciuto Nikolaos Velissiotis?
Lorenzo Marangon
Sì. Diciamo che la scomparsa di mio padre ha costituito una grave perdita, perché io e lui eravamo misteriosamente simili nelle nostre grandi differenze. Ma da lui non è mai stata turbata la tranquillità delle mie scelte. La sua perdita, inoltre, mi ha dato l'insegnamento della fugacità della vita e quindi della necessità di agire con determinazione nel trovare la propria strada e percorrerla con tutte le proprie energie. Nikolaos è sicuramente un grande amico, che forse mi conosce anche meglio dei miei stessi familiari. E a lui devo la consapevolezza che, se non ti dedichi a ciò per cui sei portato a tempo pieno, non puoi aspettarti di riuscire. Ecco, se oggi sono un attore "professionista" , lo devo a lui che ha insistito così tanto.
Compagnia del the
Noi conosciamo un altro grande nome associato al tuo curriculum, Mario Mattia Giorgetti .
Lorenzo Marangon
Sì, la conoscenza con Mario Mattia risale al 1998, quando lavoravo ancora con Nikolaos. Nei suoi uffici mi cadde l'occhio su alcuni numeri della rivista "Sipario" di cui Giorgetti è direttore. E così andai da lui a presentarmi e a mostrargli le prime cose in cui mi ero già cimentato. Giorgetti di lì a poco mi fece conoscere anche suo figlio Mattia, e nel 2001 esordii all'Arsenale con un pezzo inedito che si chiamava "Boxando boxando", da cui successivamente fu tratto anche un libro. Riconosco ancora oggi in Mario Mattia Giorgetti un grande maestro.
Non dimentico comunque la mia gavetta. Senza più mio padre, dovetti agli inizi trovare subito un lavoro senza andare troppo per il sottile. E così nel 1994 ho cominciato facendo un'esperienza come cameriere. Sucessivamente sono entrato per un certo periodo nel mondo della moda, partecipando anche saltuariamente a progetti di animazione. E fu proprio nel mondo della moda che, attraverso una serie di contatti sono poi arrivato a conoscere Nikolaos Velissiotis, che mi propose di lavorare per lui. Accettai anche per la necessità di pagarmi gli studi da attore che avevo intanto deciso di intraprendere per perfezionarmi. E così abbiamo chiuso il cerchio.
Compagnia del the
E come ti poni, Lorenzo, nei confronti della regia?
Lorenzo Marangon
Devo dire che ho fatto un'esperienza in questo campo proprio grazie alla mia conoscenza della musica scritta. E così mi sono ritrovato a fare l'aiuto regista nella Turandot di Puccini.
Compagnia del the
E veniamo adesso a te nei tuoi rapporti con la Compagnia del the. Tu sai bene che il progetto Aperithé, autonoma iniziativa di artisti in seno alla Compagnia, si basa su alcune istanze artistiche piuttosto precise. Cosa pensi, per esempio, dell'approccio multisensoriale di Aperithé, e cioè della tendenza ad erogare espressioni artistiche che colpiscano il pubblico su più livelli simultanei di percezione sensoriale?
Lorenzo Marangon
Sono assolutamente convinto dell'efficacia di questo progetto al quale aderisco con entusiasmo. Credo che in un'epoca come la nostra questa impostazione dell'espressione artistica verso il pubblico costituisca una frontiera decisamente al passo coi tempi. E devo dire poi che, sia in Aperithé sia nelle altre aree di intervento della Compagnia, ho sempre molto apprezzato la tendenza a legare elementi culturali di oriente e di occidente. Voglio dire che, pur sentendomi pienamente coinvolto nel progetto Aperithé, trovo le intere linee programmatiche della Compagnia interessanti e convincenti, proprio a partire dal simbolismo dell'Uroboros nelle dimensioni dello spazio e del tempo, così come la Compagnia ha spiegato nelle pagine del suo sito.
Il progetto Aperithé accetta forme di
supporto alle proprie iniziative da parte di aziende e di altri
soggetti sensibili ad attività di tipo culturale.
L'organizzazione degli eventi attualmente in programma è
realizzata con la collaborazione e il sostegno di:
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