Aperithe, eventi e scopo del progettoAperithe, gli artisti all'evento di Compagnia del TheAperithe, evento artistico organizzato da Compagnia del The

 

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Intervista

a

Michele Ormas

(luglio 2010)

 

 

 

Compagnia del the
Michele, ci hai sempre dato l'impressione di essere il più sensoriale tra gli Artisti di Aperithé. Sarà perché il tuo campo di azione è quello delle arti figurative e plastiche, quello delle installazioni, di qualcosa che viene creato anche per essere al limite toccato, com'è accaduto in alcune azioni di Aperithé nel corso del 2010. A questo proposito, tu come vedi tutta la problematica dell'equilibrio tra la quota sensibile e quella intelligibile all'interno dell'opera d'arte? Capirci su questo punto appare cruciale, visto che uno degli scopi che la Compagnia si prefigge è quello della valorizzazione dei contenuti sensorialmente percepibili nell'opera d'arte come viatico di conoscenza anche superiore rispetto al canale intelletivo. Detto in altri termini, pensi che un'opera d'arte di tipo plastico o figurativo debba avere un necessario carico di contenuti retorici e pedagogici — che costituiscono la componente intellettuale — o sei per colpire essenzialmente il fruitore dell'opera nella sua sfera sensoriale?

Michele Ormas
Credo che, per alterne intuizioni, si tratti di volta in volta di calibrare una soluzione ibrida che tenga conto di entrambe le componenti. Il giusto mix potrà dipendere dal tipo di soggetto o dal genere cui l'opera appartiene. E così, a partire da una determinata azione di evocazione simbolica dell'opera in quanto ad esempio forma nello spazio, potrà essere più o meno necessario il tentativo di coinvolgere per riflessi e associazioni anche tematiche che siano più letterarie. A volte può essere chiaro fin dall'inizio che le motivazioni dell'opera figurativa o plastica sono riconducibili a una precisa istanza narrativa. È il caso, ad esempio nel cinema, di un regista che prende le mosse da una storia preesistente in sede narrativa come racconto, per tradurla poi in un prodotto visivo come sequenza filmica.

Compagnia del the
Sembra di capire che tu pragmaticamente dai pari possibilità ad entrambi gli esiti, come è effettivamente possibile che sia in concreto. Ma sei in grado di sbilanciarti, su di un piano più programmatico? Se decidi di creare un'opera, propenderai di più per un effetto sensoriale oppure per un'azione di espressione di contenuti intelletuali?

Michele Ormas
Direi che esiste un parallelismo. Esiste cioè un'esperienza in parallelo tra influenze che determinano la linea di un pensiero rispetto al quale si concepisce un'opera programmaticamente. E questa è una sistematicità progettuale di tipo astratto. Ma nel contempo esiste anche un'esperienza di pura visione che investe la sfera della percezione in sé considerata. Questi due momenti si attraversano e accompagnano il momento della creatività.

Compagnia del the
Proviamo allora a formulare la stessa domanda, ma andando direttamente all'essenza del problema. Secondo te la conoscenza è qualcosa che viene recepito solo esclusivamente dalla nostra mente in termini logico-discorsivi oppure è qualcosa che può arrivare a noi attraverso il canale alternativo della sfera sensoriale?

Michele Ormas
Sono senz'altro in piena aderenza con l'idea che tutta una cultura di tipo intellettuale sia derivata espressamente da una percezione sensoriale mediata dall'arte. L'arte cioè riesce per sua natura ad evocare pensieri profondi per associazioni forti che derivano direttamente da impulsi del tutto fisici, e cioè percettivi. Posso quindi concordare con l'idea, rinvenibile anche negli statuti della Compagnia del the, che nella sensorialità si assembla un processo cognitivo al di là della più immediata risposta affidata ai sensi lungo la direzione piacere-dolore. Questa forma di conoscenza, inizialmente confusa e primordiale, tende poi a subire un processo di intellettualizzazione per selezione ed esclusione di contenuti, che approda infine ai risultati logico-intellettivi capaci di circolare infine anche — ma potrei a questo punto dire, soprattutto — per via discorsiva.

Compagnia del the
Se ti collochi in quest'ordine di idee, potrebbe allora non sembrarti una provocazione quella di affermare che un tipo di conoscenza alternativa a quella intellettiva che investe la sfera sensoriale attraverso l'erogazione artistica — in quanto conoscenza primordiale e misteriosa che procede più per folgorazioni e intuizioni — potrebbe porsi addirittura su di un piano esoterico. In questo senso le grandi risposte che l'uomo cerca da sempre e che la scienza non riesce ancora a dare (nel suo apporto logico-intellettivo) potrebbero essere fornite proprio dall'arte in alternativa alla stessa religione.

Michele Ormas
Sì, potrei concordare. Lasciando aperta la possibilità che la religione si salvi quando è concepibile appunto come forma esclusivamente artistica (ride).

Compagnia del the
Va bene, ma diciamo pure che questo motivo della rivalutazione dei contenuti sensibili rispetto a quelli intelligibili, che costituisce uno degli scopi strategici della Compagnia, non esclude del tutto la possibilità di compiere riflessioni di tipo intellettuale in seno alle diverse attività che la Compagnia promuove e realizza. È anzi già capitato che in più di uno dei nostri eventi culturali siano fiorite, negli interventi dei relatori e nel dibattito col pubblico, anche considerazioni critiche di carattere socio-economico. La nostra linea è impostata in certi termini solo perché cerchiamo di indagare in profondità le ragioni dell'arte fino a confonderle con le ragioni della conoscenza.

Michele Ormas
Conoscenza che, nella purezza della percezione sensoriale, è molto più vivace, diretta e ampia. E direi infine misteriosa e primordiale. Certo, anche con elementi di imprevedibilità e ambiguità nelle zone di questa conoscenza che il logos non riesce a rischiarare. Ma è proprio da qui che nasce e si ripete all'infinito l'intero "gioco" dell'arte, voglio dire come fatto storico e umano.

Compagnia del the
A proposito di "giochi", Michele, tra gli Artisti di Aperithé tu hai senz'altro una caratteristica peculiare. Come artista dell'accademia di Brera hai sicuramente uno spessore consolidato in quelle che noi abbiamo chiamato "arti maggiori" distinguendole dalle "arti minori". E le prime senz'altro ti appartengono, se pensiamo ai tuoi studi e alle tue realizzazioni in materia di arti plastiche e figurative. Questo vale anche dal punto di vista critico, visto che la tua formazione ti fornisce notevoli strumenti di analisi in vista anche di una teoria delle arti che conosci e pratichi. Poi c'è il Michele Ormas sperimentatore e ricercatore che noi amiamo accostare alle "arti minori" care al progetto Aperithé. Hai quindi un'ambivalenza. Puoi stare sia tra gli autori della Compagnia del the sia tra gli Artisti di Aperithé. Ma la Compagnia, che desidera in questo momento investire su di te soprattutto in seno al progetto Aperithé, ti chiede di esporci quali potrebbero essere le tue linee guida per promuovere una concreta evoluzione di questo progetto secondo le direzioni già tracciate.

Michele Ormas
Più che di linee guida, in questa fase direi che ho delle visioni generali riguardo il progetto Aperithé, al quale ho scelto di aderire fin dall'inizio di quest'anno (2010). E ciò che più mi ispira nel mettere a fuoco queste mie visioni è questo principio di trasversalità tra arti che la Compagnia ha fissato fin dall'inizio. Le cosiddette "arti minori", infatti, sembrano fatte apposta per integrarsi vicendevolmente, proprio per il denominatore comune di certi sensi o certi gruppi di sensi che esse coinvolgono. La sartoria, per esempio, è un'arte visuale; ma coinvolge anche il tatto, l'olfatto e l'udito... sì, nel fruscìo prodotto dai tessuti! E l'esperienza labiotattile e olfattiva appartiene anche all'enogastronomia, come pure l'olfatto lo si ritrova nell'arte profumiera. E che dire delle arti tattili propriamente dette? Qui ci muoviamo su dei principi che furono elaborati diversi decenni fa, ma che poi hanno trovato solo sporadiche applicazioni. E pensare poi che espressioni varie di "arti minori" si prestano anche a ben intersecarsi con le "arti maggiori".

Compagnia del the
Puoi farci qualche esempio?

Michele Ormas
Sì, una mia prima idea è quella di particolarissime confezioni sperimentali nelle quali intersecare più offerte artistiche, tenuto conto delle premesse che ho fatto prima. Un determinato evento enogastronomico, per esempio, potrebbe coesistere con una piece teatrale concepita, scritta e realizzata proprio in vista dell'intenzione di descrivere la circostanza e l'architettura di un dato gusto sensorialmente sperimentato in contemporanea. Per tali realizzazioni è necessaria una trasversalità — ma direi, ancora meglio, un eclettismo — fin nel concepimento a monte di simili progetti. E poi necessita una latitudine di autori e performer non facilmente reperibile, occorrendo anche un sincronismo fra tutti i partecipanti che pure costituisce una grossa sfida. Ma la promessa di tutti questi elementi l'ho vista chiaramente nelle impostazioni di questa Compagnia e nelle risorse che qui già sono attive, malgrado la Compagnia del the sia sorta da relativamente poco tempo. Non esagero se dico che intravedo il delinearsi, entro un ragionevole periodo di tempo, di vere e proprie nuove tipologie di prodotti artistici in seno a tutto questo fermento che qui ho trovato.

Compagnia del the
Sarebbe per esempio interessante cominciare a praticare delle forme di intersezione fra arti. Un esempio ce lo offre la musica in cui i suoni delle parole, che di per sé costituiscono un fatto fonetico, acquistano un valore musicale in quanto emessi come note cantate. E a ciò siamo tutti già abbastanza abituati. Un'innovazione potrebbe per esempio essere la lavorazione della parola scritta mediante strutture plastiche: parole scolpite in varie fogge e con varie tecniche. Si aggiungerebbe così un fattore figurativo alla parola letteraria. Se queste ipotetiche strutture plastiche fossero poi anche materiali non durevoli di tipo alimentare, l'erogazione artistica diventerebbe ancora più complessa e multisensoriale coinvolgendo anche il food & beverage che noi inquadriamo tra le "arti minori". In questo momento (siamo nella seconda metà del 2010) la Compagnia vede insomma in te, Michele, una sorta di super-regista della sintesi sensoriale.

Michele Ormas
Ah, ma in questo stadio direi che ho già delle idee piuttosto compiute sulla sintesi tra la sartoria, che ha il vantaggio di essere già autonomamente multisensoriale, e il food & beverage che pure presenta estrema complessità all'origine (odore-sapore-colore) e che può essere oggetto di maggiori attenzioni sulla forma. Un cibo con una forma forte diventa cioè "scultura". Sconfiniamo quindi non solo tra "arti minori", ma anche tra "arti minori" e "arti maggiori".

Compagnia del the
Certo, ed è proprio per queto tipo di realizzazioni che la Compagnia ripone fiducia su di te. In questi termini, il progetto Aperithé può considerarsi oggi ancora in fasce. Si può cioè dire che attualmente l'Aperithé costituisce un'esperienza senz'altro rodata sul fronte dell'abbinamento del the a cibi e ad altre bevande. Non dimentichiamo infatti che Raffaele d'Isa aveva concepito e realizzato gli Aperithé fin dal 2008, e cioè ben prima della nascita della stessa Compagnia del the. Ma all'epoca Aperithé era una ricerca di tipo esclusivamente enogastronomico. Oggi quel progetto vuole aprirsi alla confluenza di diverse irruzioni artistiche in seno ad un tipo di evento complesso e multisensoriale. E, se attualmente facciamo ancora una differenza tra eventi Aperithé organizzati dagli Artisti di Aperithé ed eventi culturali della Compagnia del the, la forma limite dell'unico evento che vorremmo immaginare è quella in cui le componenti dell'una e dell'altra realizzazione riescano a fondersi armonicamente in un'unica espressione.

Michele Ormas
Se guardiamo all'evento tipico della Compagnia del the, come per esempio possiamo osservare anche nelle immagini archiviate in questo sito, quest'idea si perfezionerà quando le funzioni divulgativo-espositive dei relatori e presentatori arriveranno a coesistere con coerenti espressioni musicali, figurative e plastiche (sul versante delle "arti maggiori"), ma anche degustative, olfattive e tattili dal lato delle "arti minori". Il pubblico, cioè, diventerebbe destinatario di un'unica erogazione sensoriale — e quindi artistica — e culturale, in cui i due piani si compenetrino il più possibile fino a un punto in cui sia concepibile anche il superamento del rapporto di mezzo a fine tra arte e cultura. È vero, siamo all'inizio in questi termini; ma credo che la ricerca in questo senso debba essere condotta proprio a partire da quel momento caratteristico in cui si satura tutta l'attenzione del pubblico, che è la cerimonia del the. È quello il grande laboratorio di simboli sul quale vorrei cominciare a lavorare per estrarre ed esaltare le sintesi d'arte che la Compagnia propizia.

Compagnia del the
E in questo senso la Compagnia non dimentica che tu sei scenografo, regista ed esperto di luci. Ciò che tu hai dato finora, nella complessità embrionale dell'Aperithé, è ancora poco rispetto a ciò che stiamo guardando in prospettiva. Occorre certamente lavorare intensamente anche sui costumi, sugli esperti della somministrazione e sulle sperimentazioni tattili e olfattive.

Michele Ormas
Penso anche a delle strategie da mutuare dalle tecniche teatrali più d'avanguardia. Le circa tre ore attuali di durata dell'evento della Compagnia del the potrebbero in futuro arricchirsi di espressioni sensoriali a forte impatto emozionale, colpendo e impressionando il pubblico in modo molto articolato, tra la sfera logico-riflessiva e quella più propriamente estetica. Ma mi piace anche immaginare un contesto, ambientalmente adeguato, in cui tutto un insieme di accadimenti artistico-culturali si succedano nel corso magari di un'intera giornata in diversi sotto ambienti dedicati. Ecco così, uno dopo l'altro, il seminario culturale in una sala, la performance (musicale o teatrale) in un altro anfratto, il momento degustativo in un'altra articolazione ambientale ancora, e così via.

Compagnia del the
Ribadiamo, Michele, che fra tutti gli Artisti di Aperithé tu rappresenti il più strategico in vista della progettazione e implementazione del futuro evento multisensoriale della Compagnia del the. E con questi auspici desideriamo coltivare la tua azione fra noi negli sviluppi che ci attendono, se accetti ovviamente questa impostazione.

Michele Ormas
Ne sono personalmente ben lieto. Ho delle idee già in fase avanzata di affinamento, e credo proprio che nelle imminenti stagioni arriveremo a vederne delle belle!




 

 

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