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Lucio Capelli




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Percorsi mitologici sulla scia de "Il satiro e la luna blu" di Carla Stroppa

(trascrizione del discorso letto da Lucio Capelli in occasione dell'evento "Il satiro e la luna blu" di Carla Stroppa, svoltosi a Milano il 06/11/2011 presso la sede della Compagnia del the)

Dopo la lettura de “il Satiro e la luna blu” di Carla Stroppa e l'invito di Raffaele a parlarne, prendendo spunto dal personaggio così affascinante di Alma, avevo pensato ad un breve excursus sull'Anima e la sua storia nel pensiero dell'uomo; ma questo si è rivelato un percorso troppo impegnativo per un breve intervento, e forse anche troppo filosofico per me che prediligo invece l'ambito poetico-esoterico; e poiché l'autrice a più riprese tratta proprio di uno dei testi della tarda antichità che più mi hanno affascinato riguardo allo sviluppo evolutivo sia della donna che dell'uomo - la fiaba di “Amore e Psiche” di Apuleio - vi ho rinunciato in quanto, pur cercando di attingere anche dalla mia anima, ne sarebbe uscita solamente un'inutile ripetizione di quanto da lei già detto in una veste migliore. Ho quindi ripiegato su un altro tema altrettanto per me interessante cui Carla fa solamente un breve accenno: la cretese Arianna, personaggio così banalizzato fin dall'antichità dai greci stessi e poi da molti altri ridotta a donna abbandonata e lamentosa, lei che in origine è stata la “signora del labirinto”!!!...

Ma anche questo con la figlia di Pasifae, cioè di “colei che tutto illumina o che su tutto risplende” ovverosia la Luna, diventava un viaggio così ridotto e schematico per il tempo concessomi che pure vi ho rinunciato. Ho quindi ripreso in mano il libro, soffermandomi sul titolo e ancor più sulla bella immagine scelta per la copertina nella quale, sullo sfondo azzurro di una luna dei nostri giorni così come ci è apparsa dopo il telescopio, spicca la figura di un Satiro così inquietante con quegli occhi verde-azzurro. Quel Satiro così potente e terrigno che dall'interno di Lei sembra interrogarci con un: “come la mettiamo?”.

Sarà quindi forse anche per difesa che avevo pensato di dirvi due parole su Estia cui il fratello cadetto Zeus aveva accordato il privilegio - proprio lui! - di conservare per sempre la propria illibatezza: Estia il cui nome significa fuoco, sì, ma fuoco addomesticato; quello del focolare, centro del gruppo di origine, di ogni famiglia e delle città greche poi (dai Romani assimilata a Vesta); colei che dà calore e rende sacra la casa, mentre il suo compagno ma non paredro (=colui che siede accanto), quel furbacchione di Hermes-Mercurio - protettore dei commerci e quindi dei ladri, nell'arcaica forma dell'Erma - stava fuori dalla porta del tempio e della casa, proteggendone con la sua minaccia itifallica l'ingresso, come ovunque faceva limitando i confini e proteggendo i campi coltivati.

Approfondendo la ricerca ho però incontrato curiosi aneddoti pure qui attorno al focolare domestico, per esempio riguardo il VI re di Roma Servio Tullio che, secondo una leggenda, sarebbe stato concepito da una schiava di Tanaquilla, moglie di Tarquinio Prisco. La schiava stava vicino al focolare quando improvvisamente un fallo di cenere si alzò dallo stesso e la mise incinta. Presso il focolare in Grecia esistevano inoltre oggetti fallici che la novella sposa portava con sé nella nuova dimora insieme al fuoco quivi portato da sua madre.

Constatando quindi che anche la sempre vergine Estia - non per sé ma perché la vita della famiglia da lei protetta potesse continuare - accettava presso il focolare con il quale si identificava oggetti così espliciti, ho deciso di prendere letteralmente “il diavolo per le corna” e di occuparmi quindi del Satiro.

I Satiri sono demoni della natura raffigurati in modi diversi: con la metà inferiore del corpo di aspetto caprino, corna di becco o di ariete, talvolta confusi con i Sileni, che hanno invece gambe e zoccoli da cavallo e lunga coda. Li si immaginava danzanti nella campagna, spesso ubriachi, mentre inseguivano le Ninfe… le corna da sempre sono simbolo di potenza (ricordiamo come anche Mosè sceso dal Monte Sinai le aveva, se pur fatte di luce). Ma i Satiri avevano anche un altro potere, se pur limitato alla sfera riproduttiva, consistente nell'organo genitale sempre in erezione (=itifallico).

In un certo periodo della storia, quando invecchiavano venivano chiamati Sileni ed uno in particolare ebbe chiara fama per aver allevato Dioniso nonché per la sua saggezza che, solo se costretto, rivelava agli uomini. A poco a poco nelle raffigurazioni vediamo attenuarsi le loro caratteristiche animalesche: le gambe e poi anche i piedi divengono umani e, a ricordo del loro antico aspetto, rimane solo la coda.

A Roma vennero identificati con i Fauni, demoni campestri compagni dei pastori con identica forma caprino-umana. La caratteristica fallica rimase invece anche presso i greci del periodo alessandrino attributo del gran Dio asiatico della città di Lampsaco Prìapos, preindoeuropeo, che secondo Diodoro sarebbe derivato dalla deificazione della virilità di Osiride egizio, a sua volta preceduto da Mìn. Prìapos è poi giunto fino a noi medici di oggi come nome di una malattia: il priapismo appunto. Più frequentemente però Prìapos era ritenuto figlio di Dioniso (che secondo alcuni è l'equivalente greco proprio di Osiride, quindi anche divinità delle acque fecondatrici) e di Afrodite. Preposto alla custodia delle vigne e dei frutteti per la sua “caratteristica” che distoglieva il malocchio degli invidiosi (come ben sanno i napoletani e non solo) favoriva anche i raccolti, dimostrando così di essere un antichissimo Dio della fecondità maschile.

Giunti a questo punto mi è però venuto un dubbio: è proprio un Satiro a giocare con la Grande Luna (e blu per giunta, quindi altamente spiritualizzata da Carla Stroppa) o qualcuno con le stesse caratteristiche ma molto più grande e potente di lui? Eccoci quindi all'ultimo personaggio che vi voglio presentare, nel tentativo di interpretare questa bella copertina: si tratta di Pan di cui come racconta Plutarco, ma nel primo secolo dell'era cristiana, un navigatore udì dire da voci misteriose provenienti dal mare: “il Grande Pan è morto” significando così la fine di un'epoca… “e Pan l'Eterno che su l'erme alture a quell'ora e nei pian solingo va, il dissidio o mortal delle tue cure ne la diva armonia sommergerà…” così lo cantò Carducci in “Davanti a S. Guido”.

Tutti conosciamo il “demone meridiano” che sonnecchia in noi! Il risvegliarlo determina inizialmente la paralisi e subito dopo terrore nel singolo, che diviene distruttore nelle folle: il panico appunto! Ci è stato tramandato quale rappresentante emblematico della condizione selvatica che precede la vita civile: nascosto nei boschi, carico di eccezionale potenza sessuale e rapidità, ma non itifallico. Come tutti gli altri selvatici sopra ricordati assale le Ninfe di qualunque genere che però insieme alla Orai le stagioni, figlie di Temi - la Legge Eterna è di Zeus - fanno parte del suo corteo. Ne amò una in particolare e la porta sempre con sé, avendo tratto dalla sua metamorfosi in canna palustre lo strumento musicale chiamato appunto flauto di Pan, cui diede lo stesso nome della ninfa: Siringa, dal melanconico suono.

A questo Dio sono stati attribuiti i genitori più vari, compresi i più antichi come Uranos (il Cielo) e Gea (la Terra), i figli di Nyx (la Notte); Cronos e Rea la Grande Madre degli Olimpici, ma pure Hermes che sappiamo antichissimo e Driope, ninfa degli alberi come le Amadriadi i cui discendenti furono cacciati dai Dori invasori. Santuari a lui dedicati si trovano sparsi in tutta la Grecia, come riferimento ancora nel II secolo dell'era cristiana da Pausania e fuori dall'Ellade. Suoi oracoli sono anche in Siria oltre che in Argolide e in Arcadia. Esiste persino un suo antro nei pressi dell'Acropoli di Atene, il cuore stesso della grecità, e un santuario ed un bosco sacro a lui riservato sul monte Liceo in Arcadia, dove Pan sarebbe nato e dal cui etimo, Lùcaìos, in greco, si evince il senso di annunziatore del giorno. Per quanto riguarda i simboli o attributi, oltre la già ricordata Siringa a sette canne di differente lunghezza, troviamo il pino, verosimilmente per la sua verticalità con significato di Asse del Mondo, e il vincastro o pastorale che ora tengono i Vescovi e il Papa della cristianità.

Non possiamo inoltre dimenticare che uno dei suoi padri, l'antichissimo Hermes-Mercurio è frequentemente ritratto e chiamato “Kriòphoros” ovverossia “portatore dell'ariete”, simbolo da antichissima data del sole novello, elementi pure largamente ripresi dal cristianesimo (Cristo: Deus Sol Invictus, il buon Pastore, etc.).

E veniamo infine al suo nome. Per tutti coloro che hanno studiato il greco, di primo acchito Pan significa “il Tutto” nella forma neutra (pas, pasa, pan); questa stessa etimologia detta popolare fu anche presa dagli Orfici, una corrente di pensiero protrattasi dalla fine del VII secolo a.C. fino all'ellenismo, che ne fece così un simbolo cosmico. Se poi a questa aggiungiamo il greco arcaico paon = nutritore e quella di derivazione accadica ed ebraica proposta da G. Semerano - nelle quali rispettivamente pàn e pàne significa faccia, apparizione - comprendiamo anche meglio sia la sua funzione universale non solo di creatore, ma anche di “nutritore” dell'umanità, sia l'insostenibile terribilità del Dio della “faccia” (analogo a quello ebraico). Egli mostrando il suo volto mette in fuga i Persiani a Maratona (450 a.C.) e, molto prima nel mito, i Giganti in lotta con gli Dei dell'Olimpo.

Sono pertanto queste le ragioni che mi hanno fatto pensare al Grande Pan, piuttosto che al Satiro, quale più degno paredro della Grande Luna, Seléne “dalle corna taurine” per i greci, Mène per gli Orfici, figlia della Titanessa della Luce: Tea, e sposa del sole. A questo proposito ci è giunto anche un racconto greco in cui Pan sedusse proprio Seléne, la Luna Piena - offrendole un vello di candida lana oppure una mandria di bianchi tori - e ne ebbe una figlia chiamata niente di meno che Pandia! Cioè “la Dea del Tutto”, versione femminile del suo stesso nome. E, se questo non bastasse, in Arcadia su quel Monte Liceo già ricordato come luogo di nascita di Pan, nella stessa grotta, si veneravano lui e Seléne! Insieme.

Ed eccoci giunti alle conclusioni.

Dalla lettura del libro di Carla, nonché dall'immagine di copertina, per me si tratta di un Principio divino ed in particolare proprio di quello fondante l'uomo nella sua inscindibile unità di corpo-anima… “maschio e femmina lo creò”! così recita l'esatta traduzione del testo ebraico dell'Antico Testamento artatamente contraffatto al plurale nei secoli, forse per rimuovere quell'ambivalenza di cui invece a mio parere è necessario acquisire consapevolezza per diventare adulti responsabili. Oltretutto il nostro essere doppi è oggi biologicamente documentato dal fatto che ciascuno di noi è fornito di due emisferi cerebrali fra loro intimamente connessi, il destro per brevità diciamo prevalentemente femminile-intuitivo ed il sinistro maschile-razionale in prevalenza. E l'uomo è questo insieme di potenzialità, questa sintesi.

Ma questo Principio nella nostra storia terrena, umana, per esplicitarsi si è moltiplicato frammentandosi… un solo esempio: la Grande Madre delle Origini, nata probabilmente con i Sumeri in Mesopotamia, Inanna “Signora del Cielo e della Terra” (per darle uno dei molti nomi con i quali venne invocata, e molto più tardi forse attraverso i Minoici di Creta passata ai protogreci Micenei e quindi ai Greci) venne frammentata nelle sue varie funzioni in numerose divinità quali Hera, Afrodite, Demetra, etc.

Queste stesse funzioni in tempi più antichi vennero rese più facilmente comprensibili facendole rappresentare da animali (es. in Egitto) e poi in altre ibride, come quelle di cui abbiamo parlato e che a mio parere sono proprio quelle che meglio ci rappresentano come uomini e donne.

Il difficile viaggio di ciascuno di noi per diventare davvero adulti, credo sia proprio quello - esemplificato nelle varie “discese agli Inferi” - di prendere coscienza che dentro di noi ci sono tutte le caratteristiche che nei millenni abbiamo proiettato nelle varie divinità, compresi i lati oscuri. Lungo il tempo che ci è dato di vivere dobbiamo pertanto imparare a farle convivere in modo equilibrato tutte quante non escludendone nessuna, se non vogliamo che si ritorcano poi contro di noi come è accaduto ad Alma, la protagonista del libro di Carla.

Voglio fare un ultimo esempio: l'aver demonizzato letteralmente Pan Eterno - come ha fatto il cristianesimo che nel medioevo prese tale e quale il suo aspetto umano-caprino per farne l'immagine di Satana -l'amante delle streghe, ha portato conseguenze molto pesanti al mondo cosiddetto occidentale cui apparteniamo, che tuttora gravano sullo squilibrio nostro interiore. Esempi di ciò li vediamo nelle difficoltà a relazionarsi fra uomini e donne tuttora esistenti malgrado l'apparente “liberazione sessuale”.

Su di un altro versante li constatiamo negli sconvolgimenti che irragionevolmente causiamo alla nostra Madre Comune, la Terra che ci ospita, nonché al nostro prossimo vicino e lontano dovuti all'infantilismo diffuso del voler sempre di più, subito e solo per “me”…

Se volessimo almeno tentare di tornare indietro prima che sia troppo tardi per l'intera Umanità - che oltretutto sconsideratamente continua a crescere moltiplicando esponenzialmente i problemi in nome non si sa di chi né di che cosa -, ecco che potremmo forse intravvedere nuovamente riuniti e in dinamico equilibrio, se accettati dentro di noi, i cosiddetti contrari che nella realtà sono tra loro tutti complementari.

La forza vitale del Grande Pan potrebbe allora continuare ad offrire alla propria discendenza, nata dall'unione equilibrata - e quindi ragionevole ed intuitiva insieme con la Grande Dea del Cielo e della Terra - la possibilità di gioire della propria esistenza. Ma questo sarà possibile solamente con fatica se, senza pregiudizi e con l'impegno di ciascuno di noi, rinunceremo a qualcosa…

Sono queste le uniche condizioni queste per avere ancora la Speranza di riuscirci: la Speranza! Dono di un'altra dea bistrattata e trasformata in automa: Pandora, ovverosia “colei che ha tutti i doni”, non quella mala femmina che ci avrebbe propinato tutti i mali!

BIBLIOGRAFIA

Enciclopedia Treccani

Enciclopedia delle religioni - Vallecchi 1970 (6 volumi)

Gli etimi di questo lavoro li ho quasi tutti ricavati da “Dizionario etimologico della lingua greca e latina” di Giovanni Semerano - Firenze 1994 Ed. Leo S. Olschki ne “Le Origini della cultura europea” Vol. IIDizionario delle religioni - Mondadori 2007


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