Dopo la lettura de “il Satiro e
la luna blu” di Carla Stroppa e l'invito di Raffaele a
parlarne, prendendo spunto dal personaggio così affascinante di
Alma, avevo pensato ad un breve excursus sull'Anima e la sua
storia nel pensiero dell'uomo; ma questo si è rivelato un
percorso troppo impegnativo per un breve intervento, e forse
anche troppo filosofico per me che prediligo invece l'ambito
poetico-esoterico; e poiché l'autrice a più riprese tratta
proprio di uno dei testi della tarda antichità che più mi hanno
affascinato riguardo allo sviluppo evolutivo sia della donna
che dell'uomo - la fiaba di “Amore e Psiche” di
Apuleio - vi ho rinunciato in quanto, pur cercando di attingere
anche dalla mia anima, ne sarebbe uscita solamente un'inutile
ripetizione di quanto da lei già detto in una veste migliore.
Ho quindi ripiegato su un altro tema altrettanto per me
interessante cui Carla fa solamente un breve accenno: la
cretese Arianna, personaggio così banalizzato fin
dall'antichità dai greci stessi e poi da molti altri ridotta a
donna abbandonata e lamentosa, lei che in origine è stata la
“signora del labirinto”!!!...
Ma
anche questo con la figlia di Pasifae, cioè di “colei che
tutto illumina o che su tutto risplende” ovverosia la
Luna, diventava un viaggio così ridotto e schematico per il
tempo concessomi che pure vi ho rinunciato. Ho quindi ripreso
in mano il libro, soffermandomi sul titolo e ancor più sulla
bella immagine scelta per la copertina nella quale, sullo
sfondo azzurro di una luna dei nostri giorni così come ci è
apparsa dopo il telescopio, spicca la figura di un Satiro così
inquietante con quegli occhi verde-azzurro. Quel Satiro così
potente e terrigno che dall'interno di Lei sembra interrogarci
con un: “come la mettiamo?”.
Sarà
quindi forse anche per difesa che avevo pensato di dirvi due
parole su Estia cui il fratello cadetto Zeus aveva accordato il
privilegio - proprio lui! - di conservare per sempre la propria
illibatezza: Estia il cui nome significa fuoco, sì, ma fuoco
addomesticato; quello del focolare, centro del gruppo di
origine, di ogni famiglia e delle città greche poi (dai Romani
assimilata a Vesta); colei che dà calore e rende sacra la casa,
mentre il suo compagno ma non paredro (=colui che siede
accanto), quel furbacchione di Hermes-Mercurio - protettore dei
commerci e quindi dei ladri, nell'arcaica forma dell'Erma -
stava fuori dalla porta del tempio e della casa, proteggendone
con la sua minaccia itifallica l'ingresso, come ovunque faceva
limitando i confini e proteggendo i campi coltivati.
Approfondendo
la ricerca ho però incontrato curiosi aneddoti pure qui attorno
al focolare domestico, per esempio riguardo il VI re di Roma
Servio Tullio che, secondo una leggenda, sarebbe stato
concepito da una schiava di Tanaquilla, moglie di Tarquinio
Prisco. La schiava stava vicino al focolare quando
improvvisamente un fallo di cenere si alzò dallo stesso e la
mise incinta. Presso il focolare in Grecia esistevano inoltre
oggetti fallici che la novella sposa portava con sé nella nuova
dimora insieme al fuoco quivi portato da sua madre.
Constatando
quindi che anche la sempre vergine Estia - non per sé ma perché
la vita della famiglia da lei protetta potesse continuare -
accettava presso il focolare con il quale si identificava
oggetti così espliciti, ho deciso di prendere letteralmente
“il diavolo per le corna” e di occuparmi quindi del
Satiro.
I
Satiri sono demoni della natura raffigurati in modi diversi:
con la metà inferiore del corpo di aspetto caprino, corna di
becco o di ariete, talvolta confusi con i Sileni, che hanno
invece gambe e zoccoli da cavallo e lunga coda. Li si
immaginava danzanti nella campagna, spesso ubriachi, mentre
inseguivano le Ninfe… le corna da sempre sono simbolo di
potenza (ricordiamo come anche Mosè sceso dal Monte Sinai le
aveva, se pur fatte di luce). Ma i Satiri avevano anche un
altro potere, se pur limitato alla sfera riproduttiva,
consistente nell'organo genitale sempre in erezione
(=itifallico).
In
un certo periodo della storia, quando invecchiavano venivano
chiamati Sileni ed uno in particolare ebbe chiara fama per aver
allevato Dioniso nonché per la sua saggezza che, solo se
costretto, rivelava agli uomini. A poco a poco nelle
raffigurazioni vediamo attenuarsi le loro caratteristiche
animalesche: le gambe e poi anche i piedi divengono umani e, a
ricordo del loro antico aspetto, rimane solo la coda.
A
Roma vennero identificati con i Fauni, demoni campestri
compagni dei pastori con identica forma caprino-umana. La
caratteristica fallica rimase invece anche presso i greci del
periodo alessandrino attributo del gran Dio asiatico della
città di Lampsaco Prìapos, preindoeuropeo, che secondo Diodoro
sarebbe derivato dalla deificazione della virilità di Osiride
egizio, a sua volta preceduto da Mìn. Prìapos è poi giunto fino
a noi medici di oggi come nome di una malattia: il priapismo
appunto. Più frequentemente però Prìapos era ritenuto figlio di
Dioniso (che secondo alcuni è l'equivalente greco proprio di
Osiride, quindi anche divinità delle acque fecondatrici) e di
Afrodite. Preposto alla custodia delle vigne e dei frutteti per
la sua “caratteristica” che distoglieva il
malocchio degli invidiosi (come ben sanno i napoletani e non
solo) favoriva anche i raccolti, dimostrando così di essere un
antichissimo Dio della fecondità maschile.
Giunti
a questo punto mi è però venuto un dubbio: è proprio un Satiro
a giocare con la Grande Luna (e blu per giunta, quindi
altamente spiritualizzata da Carla Stroppa) o qualcuno con le
stesse caratteristiche ma molto più grande e potente di lui?
Eccoci quindi all'ultimo personaggio che vi voglio presentare,
nel tentativo di interpretare questa bella copertina: si tratta
di Pan di cui come racconta Plutarco, ma nel primo secolo
dell'era cristiana, un navigatore udì dire da voci misteriose
provenienti dal mare: “il Grande Pan è morto”
significando così la fine di un'epoca… “e Pan
l'Eterno che su l'erme alture a quell'ora e nei pian solingo
va, il dissidio o mortal delle tue cure ne la diva armonia
sommergerà…” così lo cantò Carducci in
“Davanti a S. Guido”.
Tutti
conosciamo il “demone meridiano” che sonnecchia in
noi! Il risvegliarlo determina inizialmente la paralisi e
subito dopo terrore nel singolo, che diviene distruttore nelle
folle: il panico appunto! Ci è stato tramandato quale
rappresentante emblematico della condizione selvatica che
precede la vita civile: nascosto nei boschi, carico di
eccezionale potenza sessuale e rapidità, ma non itifallico.
Come tutti gli altri selvatici sopra ricordati assale le Ninfe
di qualunque genere che però insieme alla Orai le stagioni,
figlie di Temi - la Legge Eterna è di Zeus - fanno parte del
suo corteo. Ne amò una in particolare e la porta sempre con sé,
avendo tratto dalla sua metamorfosi in canna palustre lo
strumento musicale chiamato appunto flauto di Pan, cui diede lo
stesso nome della ninfa: Siringa, dal melanconico suono.
A
questo Dio sono stati attribuiti i genitori più vari, compresi
i più antichi come Uranos (il Cielo) e Gea (la Terra), i figli
di Nyx (la Notte); Cronos e Rea la Grande Madre degli Olimpici,
ma pure Hermes che sappiamo antichissimo e Driope, ninfa degli
alberi come le Amadriadi i cui discendenti furono cacciati dai
Dori invasori. Santuari a lui dedicati si trovano sparsi in
tutta la Grecia, come riferimento ancora nel II secolo dell'era
cristiana da Pausania e fuori dall'Ellade. Suoi oracoli sono
anche in Siria oltre che in Argolide e in Arcadia. Esiste
persino un suo antro nei pressi dell'Acropoli di Atene, il
cuore stesso della grecità, e un santuario ed un bosco sacro a
lui riservato sul monte Liceo in Arcadia, dove Pan sarebbe nato
e dal cui etimo, Lùcaìos, in greco, si evince il senso di
annunziatore del giorno. Per quanto riguarda i simboli o
attributi, oltre la già ricordata Siringa a sette canne di
differente lunghezza, troviamo il pino, verosimilmente per la
sua verticalità con significato di Asse del Mondo, e il
vincastro o pastorale che ora tengono i Vescovi e il Papa della
cristianità.
Non
possiamo inoltre dimenticare che uno dei suoi padri,
l'antichissimo Hermes-Mercurio è frequentemente ritratto e
chiamato “Kriòphoros” ovverossia “portatore
dell'ariete”, simbolo da antichissima data del sole
novello, elementi pure largamente ripresi dal cristianesimo
(Cristo: Deus Sol Invictus, il buon Pastore, etc.).
E
veniamo infine al suo nome. Per tutti coloro che hanno studiato
il greco, di primo acchito Pan significa “il Tutto”
nella forma neutra (pas, pasa, pan); questa stessa etimologia
detta popolare fu anche presa dagli Orfici, una corrente di
pensiero protrattasi dalla fine del VII secolo a.C. fino
all'ellenismo, che ne fece così un simbolo cosmico. Se poi a
questa aggiungiamo il greco arcaico paon = nutritore e quella
di derivazione accadica ed ebraica proposta da G. Semerano -
nelle quali rispettivamente pàn e pàne significa faccia,
apparizione - comprendiamo anche meglio sia la sua funzione
universale non solo di creatore, ma anche di
“nutritore” dell'umanità, sia l'insostenibile
terribilità del Dio della “faccia” (analogo a
quello ebraico). Egli mostrando il suo volto mette in fuga i
Persiani a Maratona (450 a.C.) e, molto prima nel mito, i
Giganti in lotta con gli Dei dell'Olimpo.
Sono
pertanto queste le ragioni che mi hanno fatto pensare al Grande
Pan, piuttosto che al Satiro, quale più degno paredro della
Grande Luna, Seléne “dalle corna taurine” per i
greci, Mène per gli Orfici, figlia della Titanessa della Luce:
Tea, e sposa del sole. A questo proposito ci è giunto anche un
racconto greco in cui Pan sedusse proprio Seléne, la Luna Piena
- offrendole un vello di candida lana oppure una mandria di
bianchi tori - e ne ebbe una figlia chiamata niente di meno che
Pandia! Cioè “la Dea del Tutto”, versione femminile
del suo stesso nome. E, se questo non bastasse, in Arcadia su
quel Monte Liceo già ricordato come luogo di nascita di Pan,
nella stessa grotta, si veneravano lui e Seléne! Insieme.
Ed
eccoci giunti alle conclusioni.
Dalla
lettura del libro di Carla, nonché dall'immagine di copertina,
per me si tratta di un Principio divino ed in particolare
proprio di quello fondante l'uomo nella sua inscindibile unità
di corpo-anima… “maschio e femmina lo creò”!
così recita l'esatta traduzione del testo ebraico dell'Antico
Testamento artatamente contraffatto al plurale nei secoli,
forse per rimuovere quell'ambivalenza di cui invece a mio
parere è necessario acquisire consapevolezza per diventare
adulti responsabili. Oltretutto il nostro essere doppi è oggi
biologicamente documentato dal fatto che ciascuno di noi è
fornito di due emisferi cerebrali fra loro intimamente
connessi, il destro per brevità diciamo prevalentemente
femminile-intuitivo ed il sinistro maschile-razionale in
prevalenza. E l'uomo è questo insieme di potenzialità, questa
sintesi.
Ma
questo Principio nella nostra storia terrena, umana, per
esplicitarsi si è moltiplicato frammentandosi… un solo
esempio: la Grande Madre delle Origini, nata probabilmente con
i Sumeri in Mesopotamia, Inanna “Signora del Cielo e
della Terra” (per darle uno dei molti nomi con i quali
venne invocata, e molto più tardi forse attraverso i Minoici di
Creta passata ai protogreci Micenei e quindi ai Greci) venne
frammentata nelle sue varie funzioni in numerose divinità quali
Hera, Afrodite, Demetra, etc.
Queste
stesse funzioni in tempi più antichi vennero rese più
facilmente comprensibili facendole rappresentare da animali
(es. in Egitto) e poi in altre ibride, come quelle di cui
abbiamo parlato e che a mio parere sono proprio quelle che
meglio ci rappresentano come uomini e donne.
Il
difficile viaggio di ciascuno di noi per diventare davvero
adulti, credo sia proprio quello - esemplificato nelle varie
“discese agli Inferi” - di prendere coscienza che
dentro di noi ci sono tutte le caratteristiche che nei millenni
abbiamo proiettato nelle varie divinità, compresi i lati
oscuri. Lungo il tempo che ci è dato di vivere dobbiamo
pertanto imparare a farle convivere in modo equilibrato tutte
quante non escludendone nessuna, se non vogliamo che si
ritorcano poi contro di noi come è accaduto ad Alma, la
protagonista del libro di Carla.
Voglio
fare un ultimo esempio: l'aver demonizzato letteralmente Pan
Eterno - come ha fatto il cristianesimo che nel medioevo prese
tale e quale il suo aspetto umano-caprino per farne l'immagine
di Satana -l'amante delle streghe, ha portato conseguenze molto
pesanti al mondo cosiddetto occidentale cui apparteniamo, che
tuttora gravano sullo squilibrio nostro interiore. Esempi di
ciò li vediamo nelle difficoltà a relazionarsi fra uomini e
donne tuttora esistenti malgrado l'apparente “liberazione
sessuale”.
Su
di un altro versante li constatiamo negli sconvolgimenti che
irragionevolmente causiamo alla nostra Madre Comune, la Terra
che ci ospita, nonché al nostro prossimo vicino e lontano
dovuti all'infantilismo diffuso del voler sempre di più, subito
e solo per “me”…
Se
volessimo almeno tentare di tornare indietro prima che sia
troppo tardi per l'intera Umanità - che oltretutto
sconsideratamente continua a crescere moltiplicando
esponenzialmente i problemi in nome non si sa di chi né di che
cosa -, ecco che potremmo forse intravvedere nuovamente riuniti
e in dinamico equilibrio, se accettati dentro di noi, i
cosiddetti contrari che nella realtà sono tra loro tutti
complementari.
La
forza vitale del Grande Pan potrebbe allora continuare ad
offrire alla propria discendenza, nata dall'unione equilibrata
- e quindi ragionevole ed intuitiva insieme con la Grande Dea
del Cielo e della Terra - la possibilità di gioire della
propria esistenza. Ma questo sarà possibile solamente con
fatica se, senza pregiudizi e con l'impegno di ciascuno di noi,
rinunceremo a qualcosa…
Sono
queste le uniche condizioni queste per avere ancora la Speranza
di riuscirci: la Speranza! Dono di un'altra dea bistrattata e
trasformata in automa: Pandora, ovverosia “colei che ha
tutti i doni”, non quella mala femmina che ci avrebbe
propinato tutti i mali!
BIBLIOGRAFIA
Enciclopedia
Treccani
Enciclopedia
delle religioni - Vallecchi 1970 (6 volumi)
Gli etimi di questo lavoro li ho quasi
tutti ricavati da “Dizionario etimologico della lingua
greca e latina” di Giovanni Semerano - Firenze 1994 Ed.
Leo S. Olschki ne “Le Origini della cultura
europea” Vol. IIDizionario delle religioni -
Mondadori 2007