Saggista e psicoanalista di scuola
junghiana, Carla Stroppa è
stata ospitata alla maniera della Compagnia del the, tra
interventi di relatori di eccellenza, spettacolarizzazioni,
degustazioni tematiche e cerimonia dedicata del the.
Alcune
immagini della sala durante la fase di
accoglienza.
Gli invitati affluiscono in
sala.
La Carta dei the dell'evento, realizzata
con l'assistenza e la consulenza di "Arte & Professione del
the"
Grazia
Guarnieri, destinata a dare più tardi sembianze ad
"Alma", personaggio-paziente con un ruolo centrale nel saggio
di Carla
Stroppa.
Raffaele d'Isa
procede ad una breve introduzione del libro di Carla Stroppa,
sottolineandone la natura multiforme in quanto a genere. Saggio
specialistico, per il rigore degli argomenti trattati, "Il
satiro e la luna blu" erompe anche in significativi squarci
narrativi e poetici.
E
infatti Raffaele
dichiara di avere addirittura letto il libro durante un recente
viaggio, anche faticoso, in Corea del sud e Taiwan.
Proprio da quest'isola provengono infatti quasi tutti i the
offerti nel corso dell'incontro, il cui assaporamento durante
il viaggio è stato irrimediabilmente legato alle sensazioni
ricevute dalla lettura del libro.
Primo relatore su "Il satiro e la luna
blu" è Roberto Caracci
- professore, saggista e narratore, nonché fondatore
dell'omonimo Salotto da lui guidato da più di venti anni. In
recenti stagioni Roberto ha ospitato Carla
Stroppa nel proprio cenacolo
presentando il saggio.
Lo stile di Roberto tuttavia
è tale da mantenere continuamente viva l'attenzione del
pubblico.
Anche gli argomenti toccati
contribuiscono a spiegare perché tutti i presenti ascoltino il
discorso collegandolo a questioni cruciali dell'esistenza
umana: la genesi dell'io cosciente dall'entità inconscia che lo
precede; i rischi che nel corso dei primi anni della vita
possono minare un intero equilibrio futuro e determinare così
un individuo adulto scisso e sofferente...
...
e la lama di rasoio che ciascuno percorre tra una buia china di
irrisolta sofferenza e un diverso esito, invece, di luminosa e
colorata autoaffermazione dell'io.
È la volta di Lucio
Capelli, assente da non poco tempo tra i relatori
della Compagnia del the.
Lucio, già
conoscitore ed estimatore di Carla Stroppa,
ha preparato per l'occasione un intervento
che — proprio a partire dalla copertina del libro —
amplia il motivo della maschilità di segno dionisiaco,
significata dalla presenza del satiro nell'immagine.
L'intervento dello studioso si appunta
infatti sulla mitografia e morfologia del dio Pan,
sottolineando e salutando positivamente l'apparizione in questo
archetipo divino di componenti psichiche femminili
opportunamente incorporate in un assetto
maschile.
Anche
l'intervento di Lucio, al
di là dello spessore culturale dell'esposizione, tocca corde
molto delicate dell'esistenza umana: il rapporto tra maschile e
femminile, il rapporto tra uomo e Terra, i sottili collegamenti
tra femminilità lunare e panismo di segno maschile. E su questa
via le parole di Lucio diventano
d'improvviso terribilmente semplici e coinvolgenti.
Gran protagonisti della degustazione sono
stati the oolong
taiwanesi, serviti questa volta freddi.
La
ripresa ha inizio sotto il segno di un colpo di scena. Raffaele
d'Isa annuncia l'improvviso arrivo di un
sedicente filosofo nell'anticamera della Compagnia del the.
Pare che il misterioso personaggio si sia immediatamente
iscritto all'Associazione chiedendo subito dopo di intervenire
nel dibattito... Intanto Lorenzo Marangon
dà gli ultimi ritocchi al proprio personaggio nei camerini
della Compagnia del the.
Raffaele d'Isa
introduce il misterioso "filosofo" che, in tutto il suo
arrogante dandismo, risponde alla prima domanda riguardante un
generale punto di vista sulla psicoanalisi junghiana.
.
Il
personaggio interpretato da Lorenzo Marangon
rappresenta il punto di vista di correnti
tradizionaliste-spiritualiste che, nei primi decenni del '900,
rigettavano l'"invasione di campo" del pensiero di Jung in un
ambito come quello dell'analisi del simbolo e del mito,
considerati esclusiva riserva di un dominio di ricerca
esoterico.
L'interpretazione,
volutamente caricata dall'attore, offre il punto di vista di un
attacco al pensiero junghiano da un fronte opposto rispetto al
punto di vista scientista-positivista, in cui più
immediatamente si identifica la sorgente storica delle critiche
negative a Jung. Notevole la sorpresa del pubblico.
La
stessa Carla Stroppa
osserva il "relatore" con un misto di
interesse-curiosità.
Le
critiche del "filosofo" partono da un rifiuto dottrinale del
termine "inconscio" al quale andrebbe preferito, fatte certe
premesse tecniche, il termine "subconscio". Ma è lo stesso
processo di integrazione dell'io che andrebbe dopotutto
ricondotto, in una dimensione senz'altro metafisica, al punto
di arrivo di una vera e propria "supercoscienza".
L'arringa
del "filosofo"-Lorenzo Marangon
non ammette sconti al pensiero junghiano. Tutti i caposaldi
della psicoanalisi junghiana — teoria degli archetipi,
inconscio collettivo — sono implacabilmente attaccati. Il
relatore non riconosce sorprendentemente a Jung nessuna
originalità rispetto alle posizioni di Freud.
Quando
Raffaele d'Isa
cerca di inserire nel dibattito Carla Stroppa,
l'innominato "filosofo" rifiuta seccamente ogni confronto, si
altera e lascia improvvisamente la sala.
A questo punto non resta che chiamare
l'autrice de "Il satiro e la luna blu" a pronunciare una difesa
agli attacchi dell'accalorato relatore ormai
dileguatosi.
Anche Roberto
Caracci si affianca a Carla con
alcune considerazioni in contrappunto. Ma il pubblico è ormai
maturo per proporre tutta una serie di domande: si apre il
dibattito.
I punti di vista di Carla Stroppa
lasciano trasparire un complesso bagaglio dottrinale. Ma la
conoscenza diretta del dolore umano conferisce alla studiosa il
dono di una comunicazione in cui i più arcani miti e simboli
diventano chiavi di accesso all'anima.
Un
clima di attesa e di risoluzione pervade la sala, e un
crescente fluido che promana dai relatori sembra annunciare
l'acquisizione di nuove consapevolezze.
Irrompe a un certo punto in sala un
insolito corteo.
È
giunto il momento del the di Alma, annunciato al pubblico fin
dall'inizio nella Carta dei the. La postazione della cerimonia
è approntata.
Sopraggiunge
"Alma"-Grazia Guarnieri
neo-sacerdotessa di una cerimonia del the di riscatto e di
superamento.
Le successive fasi della cerimonia si
svolgono al buio, con i vasi di infusione mostrati al pubblico
da Raffaele e Grazia, mentre
le torce di Sylvie
e Lorenzo
illuminano fiori di the che si schiudono in pochi
minuti.
Al termine dell'infusione, i fiori
vengono trasferiti in due calici e mostrati in piena luce al
pubblico.
La
cerimonia si conclude con la degustazione dell'infuso e con
l'emozione degli intervenuti.