Così diceva il titolo di una canzone degli anni sessanta e così si può definire il suolo, geologicamente ancora in formazione, dell’Islanda. Letteralmente,” terra dei ghiacci”, punto di congiunzione tra le due principali zolle continentali, quella Euroasiatica e lo Scudo Canadese. La frattura della crosta terrestre attraversa il suolo dell’isola in modo tangibile, un viaggio in Islanda é come un ritorno alle origini della creazione.
Terra di Vichinghi, situata a metà strada tra Europa e America, è la patria di tale Leif Erikson, che viene considerato il primo europeo a porre piede sul nuovo continente, da lui chiamato “Vinland”(terra del vino). Il suo monumento troneggia davanti alla cattedrale della capitale Reykjavik, dono del popolo U.S.A. a quello Islandese, in segno di riconoscenza.
Il nord dell’isola, la seconda d’Europa per dimensione, (101 mila chilometri quadrati, 1/3 dell’Italia ) lambisce il Circolo Polare Artico, mentre le coste sud-occidentali sono raggiunte dalla Corrente del Golfo, che ne mitiga il clima durante i rigori invernali.
Da tempo sono note le meraviglie di questo Paese, descritto come “l’ultima Thule” in cui paesaggi erbosi color smeraldo, contornati da licheni tipici della tundra artica, contrastano con zone simili a quelle descritte nell’inferno dantesco. Dove grandi colate laviche e formazioni basaltiche si alternano a gigantesche calotte glaciali, spesse centinaia di metri. Lunghi tratti di costa sono contornati da alte scogliere, sulle quali nidificano migliaia di uccelli o si aprono fiordi, nei quali azzurre acque marine s’insinuano tra rive lambite dalle lingue verdastre dei ghiacciai. Non parliamo poi delle innumerevoli cascate avvolte dai vapori prodotti dalle acque stesse che, precipitando, si frantumano in miriadi di goccioline sulle quali un eventuale raggio di sole riflette un immancabile arcobaleno. Vi sono aree dove decine di crateri eruttano fango bollente o sbuffano vapori sulfurei in continuazione o geyser che, come ciclopiche fontane naturali, proiettano masse liquide a venti metri d’altezza.
Questi ed altri sono i motivi che mi hanno spinto a venire sin qui e tanto mi è piaciuto il paesaggio che decisi di ritornarvi.
L’Islanda è un paradiso naturalistico, per cui non possiede monumenti storici, anche se alcune tracce di antichi insediamenti sono interessanti per capire la filosofia di un popolo che decise di stanziarsi sul territorio a questa latitudine.
Graziosi e pittoreschi paesini punteggiano qua e là brevi tratti di costa e barche da pesca color pastello attraccate a piccoli moli testimoniano la presenza di pescatori. L’atmosfera è generalmente rilassante ma essendo una terra viva in costante movimento, l’eventualità di un risveglio vulcanico è sempre latente. Comunque chi può non si lasci scappare l’occasione di visitare questo autentico gioiello naturale! Buona visione.