Il deserto algerino è uno dei più affascinanti di tutto il Sahara. Prima di raggiungere la zona di Djanet per andare alla scoperta dei numerosi graffiti sparsi un po’ ovunque nelle grotte dell’Acacus Tassili, ho voluto esplorare la zona del massiccio dell’Assekrem. Qui si ergono come ciclopici monumenti, punte di montagne erose dal tempo. Appena lasciata Tamanrasset inoltrandomi in questa regione desertica, lo spettacolo è sempre più grandioso e affascinante. Scorgo all’orizzonte una carovana di dromedari condotta da un solo tuareg che attraversa l’immensa piana sulla quale si ergono i monti dell’Hoggar. Con la guida decidiamo di percorrere la pista fino all’eremo di Père Foucauld, forse il primo uomo a studiare la cultura e le tradizioni dei tuareg. I pinnacoli rocciosi che svettano verso il cielo blu cobalto ricordano vagamente la Monument Valley dello Utah, ma qui sono molto più alti. Dopo aver passato la notte nel rifugio a oltre 2.800 metri d’altitudine, ammiriamo un’alba dai colori indimenticabili. Mai dar retta a chi dice:”troppo turistico, nulla di speciale”, i propri occhi sono il miglior giudice. Lascio l’Assekrem per Djanet. Il deserto che ho di fronte è quello che interessò Henri Loti agli inizi del secolo scorso. Un territorio immenso nel quale si possono ammirare autentiche opere d’arte millenarie che raccontano la vita di epoche remote: un autentico museo all’aperto. In passato visitai la parte che penetra in territorio libico, anch’essa molto bella ma molto più ridotta. Sulle pareti delle grotte si ammirano giraffe, elefanti, rinoceronti, cavalli e alcune scene di vita rurale degli antichi abitanti. Una inestimabile testimonianza del passato di queste zone quando il clima era completamente diverso. Una vera chicca per gli appassionati di arte rupestre, un vero e proprio libro di pietra che ci porta indietro nel passato. Il nostro girovagare ci porta ad ammirare oasi che una “guelta” tiene vive, dissetando alberi e dromedari. Incontriamo anche un mini mercato per tuareg dove ci fermiamo per il classico“the nel deserto”. I Tassili sono lastroni di pietra perfettamente levigati e sovrapposti che testimoniano i vari sommovimenti tettonici cui questo territorio fu sottoposto. Una settimana di “full immersion” in questo mondo sabbioso e solitario ci permette di meglio apprezzare le piccole comodità del nostro alberghetto a Djanet rientrando nella “civiltà”. Comodità di cui non ho mai sentito il bisogno mentre ci si accampava tra le dune. Ma in città l’atmosfera è molto meno poetica, per cui le nostre abitudini tornano in superficie e i ricordi della nostra splendida avventura cullano la nostra fantasia. Il segno tangibile della realtà vissuta è gelosamente conservato nei numerosi “scatti” della mia Canon. Detto ciò, ecco le immagini che ho catturato per voi che mi leggete. Buona visione.