Nell’avvocatura al femminile non è inconsueta la circostanza per cui una professionista della difesa si trovi a tutelare le ragioni di un uomo accusato di uno o più dei cosiddetti reati di genere.
Si tratta di svariate ipotesi di condotte criminali agite per lo più in danno alle donne.
Può capitare che le persone accusate di tali crimini siano spesso oggetto di pregiudizi che ne evocano la colpevolezza certa ben prima che si dispieghino tutti meccanismi della difesa, e fino a che intervenga una sentenza definitiva.
Capita perfino che lo stesso avvocato (uomo o donna) sia travolto dal pregiudizio che lo vorrebbe insopportabilmente indulgente verso reati socialmente riprovevoli, fino a rendere anche il difensore – in aggiunta all’imputato – oggetto di campagne di odio e linciaggio mediatico.
Ma un Paese che voglia riconoscersi civile e democratico non dovrebbe rispecchiarsi nel proprio ordinamento giuridico che garantisce a chiunque, sia indagato che imputato, il diritto a un processo equo nel quadro delle stesse norme costituzionali?
Abbiamo affrontato la delicata e spinosa questione, ricca anche di profonde implicazioni metagiuridiche, con l’avvocato Michela Villa. Ma l’intervento della professionista è stato preceduto da un momento culturale della Compagnia del the.
Quando Oreste – nella celebre tragedia di Eschilo – uccise la madre Clitemnestra per vendicare la morte del padre Agamennone, il processo celebrato nell’Areopago di Atene vide la dea Atena in veste di giudice supremo. La figlia di Zeus manifestò nell’occasione un netto favore per la difesa di Oreste, risultando alla fine cruciale per la sua definitiva assoluzione.
È quindi giusto che le coscienze si interroghino solo sul piano della deontologia forense e del diritto al giusto processo, o esistono anche implicazioni più vaste e profonde nella difesa praticata da un preciso archetipo femminile nei confronti dell’universo maschile?
Abbiamo cercato di fare chiarezza a questo scopo, indagando anche i più sottili risvolti psicologici offerti dall’esame del mito.
All’ingresso in sala, gli ospiti sono stati accolti da un aperitivo buffet con servizio di the di eccellenza e altre bevande alcoliche e analcoliche. Esaurita questa fase di convivialità, sono seguiti gli interventi dei relatori:
• Sylvie Capelli (fondatrice Network Chez Sylvie)
• Raffaele d’Isa (relatore della Compagnia del the)
• Michela Villa (avvocato penalista)