|
Flavio
Villani
Poesie
Gli assedi del
nulla
Per
approfondimenti su quest’opera si veda il saggio critico dedicato
all'autore
nel blook di Raffaele
d’Isa.
************************************************
Deserto
Sotto un cielo
grigio e mesto
mi
chiedi cos’è per me l’amore.
Tu
mi osservi, sparuta e bianca,
mentre quieta attendi le mie parole.
Ma il mio sguardo è altrove,
a contemplare un’arida distesa,
irta di pietre acuminate come lance.
È un luogo che scopro familiare
come pochi altri sulla terra.
Ogni giorno lo attraverso a piedi scalzi;
lì vi aspiro l’infuocata aria con dolore.
Allora, ecco le mie parole:
sono arido come il deserto,
questo scopro di me stesso.
***********************************************************
Nel
metró
Una volta
sola, nella carrozza del metró,
m’è
parso di veder qualcosa
che da sempre mi sfuggiva:
in un volto, solo, (Sfinge indifferente)
ho creduto misurar della vita
l’immateriale consistenza:
per un istante, nell’inferma luce
opalescente, l’assoluto enigma
ho sognato d’afferrare.
Ma presto il treno ha ripreso
la sua corsa, e le rosse luci
lampeggianti, risucchiate
sul fondo dell’oscura cavità, sono per
sempre scomparse alla mia vista.
***********************************************************
Telemaco
Parte Telemaco
con la concava nave,
sotto
un cielo di piombo, alla ricerca del padre
perso vent’anni lontano da casa, naviga afflitto il
livido mare.
Naviga l’instancabile mare inseguendo ogni voce;
del padre cerca la tomba, per piangervi l’uomo che,
solo,
alla mercè dei barbari principi, ancora bambino
l’abbandonò.
Crede di conoscerne il volto, perché, dicono, è simile al
suo.
Immagina voce e movenza di colui che lo generò,
ma non è forse vero che pochi figli rassomigliano al padre?
Il figlio allora implora: Verità su mio padre,
non belle parole, non rispetto e pietà: soltanto Verità
cerco sull’uomo che Padre voglio chiamare.
**********************************************************************************************
Disse il
figlio
Disse il Figlio dall'alto della
Croce:
Padre
mio perché mi hai abbandonato?
Qualcuno dice che l’agonia
fu più breve del previsto,
(chi ha osato misurare
del
morire il giusto tempo?)
ed ebbe fine all’improvviso,
ben prima che il soldato
le ossa spezzasse al condannato.
La terra tremò, allora, cupa,
e tutto fu compiuto
sotto un cielo atemporale.
Ma quando un’agonia ha davvero fine?
Con tremanti mani adunche
afferra il rosso calice d’aceto:
dev’essere bevuto fino in fondo
prima che l’uomo possa
davvero dirsi morto.
Torna all'elenco degli » autori.
|