In passato, avevo visitato un paio di volte questo grande Paese di 2,800.000 kmq. Ma, i miei itinerari, erano sempre indirizzati a Sud verso la steppa patagonica e la Terra del Fuoco. Stavolta ho voluto esplorare i territori dell’Argentina del nord e in particolare le zone prospicienti le Ande. Appena sbarcato a Salta ho capito di trovarmi in una zona completamente diversa da quelle dei miei viaggi passati. La mia direzione è quella della Quebrada de Humahuaca, dove passava l’antico Camino Real degli Inca, qui le montagne sono state dichiarate dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. A Purmamarca lo spettacolo del Cierro dai 7 colori mi dà la prima emozione, poi a Pucara de Tilcara circondata da cardones (grossi cactus) visito un antico insediamento degli indios omahuacas. Proseguendo in direzione di Yavi (un antico borgo del ‘700 spagnolo) attraverso il Tropico del Capricorno (segnalato da una stele), qui siamo nell’alta Puna a oltre 3500 metri di altitudine. Il paesaggio si fa sempre più spettacolare. Salares come l’Arizaro, lagune piene di fenicotteri e branchi di lama al pascolo completano lo scenario. A Casabindo fotografo alcuni graffiti e tra un canyon e l’altro giungo al Tolar Grande. Qui sono veramente rari i turisti, anche perché la struttura ospitante è un semplice rifugio di montagna. La posizione di questa antica stazione ferroviaria dalla quale un treno superava la cordigliera e passava in Cile è stupenda. Sovrastata da vulcani che superano i 6000 metri, le cui pareti rocciose dalle forme più stravaganti e dai colori più svariati offrono un panorama d’incredibile bellezza. La ferrovia che raggiungeva il passo Socompa per caricare i minerali di una importante miniera, ora è ferma per la chiusura della miniera stessa che il mercato ha definito “non più redditizia”. In serata assisto ad una cerimonia india per propiziarci la benedizione della Pacha Mama (la madre terra). Dal Tolar, partiamo di buon mattino per la visita a La Casualidad, un insediamento minerario fantasma dove gli operai vivevano con le famiglie sino ad qualche decennio fa. La scena è disarmante: case abbandonate dove si annidano le marmotte, macchinari arrugginiti intorno ai quali branchi di guanachi pascolano sui gialli cespugli della Puna circostante. Passato il cono di Arita, un vulcano spento, iniziamo la salita al vecchio insediamento della mina Julia. Questo lato delle montagne rivela il giallo-verde tipico dello zolfo creando l’impressione di montagne in technicolor. Il silenzio è assoluto; mai come qui mi sono sentito vicino al cielo sia materialmente che metaforicamente. Macchie di neve e alcuni ghiacciai scintillano sotto i raggi solari, lo sguardo verso valle spazia all’infinito. I resti del piccolo insediamento minerario mi fanno pensare alla vita miserrima che avranno condotto questi operai. Dopo gli scatti di prammatica ritorno al Tolar, penultima tappa del mio viaggio in questa regione. A S. Antonio de los cobres incrociamo la ruta 40 o Panamericana che scende sino alla Terra del Fuoco. Superato il Passo de l’Abra de Acay a 4.890 metri, lasciamo l’alta Puna per immergerci in una verde valle di abbondanti pascoli che ci porterà a Cachi. Da qui, il percorso per Tucuman dove prendo l’aereo per Buenos Aires, pur essendo interessante, non è più quello fantasmagorico delle alte vette. Infatti anche oggi che lo racconto, la mia mente scorre un filmato di ricordi legati alla fantastica galoppata andina, ai grandi silenzi alla grande luminosità dei panorami e alla varietà incredibile dei colori di queste impervie montagne, che non finiranno mai di affascinare anche i futuri viaggiatori. Buona visione di quel poco che posso mostrarvi in 50 scatti anche se penso che, comunque, sia meglio di niente!